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                                            Aldo           Fabio            Andrea     "Bianco"    Rolando   Vilmer      Roberto C.

                                                Piero                  Tomaso                Roberto P.            Francesco            Bruno

                                                                     Franco                          Mauro                   Lorenzo             Nunziato

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Primo giorno: Rovereto - Pian delle Fugazze

(31 km, 1.115 metri di dislivello)

09 luglio 2018: la "Ciclopedalata sulle strade della Grande Guerra - 2018" di luglio vede al via il doppio dei ciclisti presenti alla ciclopedalata di giugno. Oltre ad Andrea e Maria Carla (obbligati al doppio impegno in quanto organizzatori della manifestazione), prendono il via alle 16.15 dal Circolo Tennis Rovereto lo squadrone bresciano (Aldo, "Bianco", Francesco e il tandem di Bruno e Lorenzo che in realtà è calabrese ma, oramai, con passaporto bresciano), gli altri lombardi Mauro, Tomaso, Franco ed Enrica, i toscani Piero e Fabio (new entry), gli abruzzesi Rolando e Nunziato (mitico capitano), i sabaudi Vilmer, Roberto P. con Nathalie e, infine, il romano Roberto C.

Il copione della prima tappa è lo stesso di due settimane prima: breve giro nel centro storico di Rovereto, sosta per il gelato, benedizione di don Sergio Nicolli di fronte alla chiesa di San Marco e poi partenza per la brevissima (31 km) tappa che si conclude, sotto un cielo plumbeo e minaccioso, dopo poco più di due ore, ai 1.163 metri s.l.m. di Pian delle Fugazze.

Molto apprezzata anche questa volta la cena dell'Albergo "Al Passo".



Secondo giorno: Pian delle Fugazze - Borso del Grappa

(72,5 km, 380 metri di dislivello)

10 giugno 2018: servono tre pulmini per portare i diciannove partecipanti dall'hotel "Al Passo" a Pian delle Fugazze fino alla galleria d'Havet, dve inizia l'escursione a piedi lungo la "Strada degli Eroi", fino al rifugio Papa sul Monte Pasubio

Grosse nuvole in rapido movimento avvolgono la cima del Pasubio limitando la visuale sui monti circostanti e sulla pianura veneta. Si percorrono in discesa le prime sette gallerie della "Strada delle 52 gallerie" un'opera di altissima ingegneria militare costruita in meno di un anno dall'esercito italiano per raggiungere la sommità del Monte Pasubio senza essere esposti al tiro dell'artiglieria nemica.

L'opera è davvero impressionante soprattutto se si pensa ai mezzi tecnici a disposizione cento anni fa e alle difficoltà logistiche ed ambientali in cui fu costruita.

Dopo circa un'ora di camminata si ritorna al Rifugio Papa per un breve ristoro per poi riprendere la marcia verso la galleria d'Havet ove sono parcheggiati gli automezzi che, tra mille sobbalzi, ci riportano all'hotel per il pranzo.

Si riparte in bici da Pian delle Fugazze verso le 14.30 per una rapida visita al vicino ossario del Pasubio ove sono conservati i resti di più di 5.000 militari italiani e austriaci morti durante il conflitto.

Inizia, quindi, la rapida discesa verso Schio e di lì la pianura veneta fino a Marostica dove, nei pressi della celebre Piazza degli Scacchi, è posto l'unico ristoro della tappa.

L'ultima sosta di giornata si effettua al "Museo degli Alpini" situato all'ingresso del celebre ponte sul Brenta a Bassano del Grappa.

Anche questa volta, come due settimane fa, nubi minacciose incombono sui ciclisti che, tuttavia, riescono a raggiungere l'hotel a Borso del Grappa ("Locanda Montegrappa" della stessa proprietà del "Garden Relais" ove eravamo stati ospitati a giugno) poc o prima che inizi a piovere.

Le previsioni per l'indomani, quando dovremo affrontare il Monte Grappa, non sono incoraggianti e al momento di andare a dormire, dopo il briefing serale sulla terrazza coperta dell'hotel, ancora piove.



Terzo giorno: Borso del Grappa - Monte Grappa - Borso del Grappa

(116,5 km, 2.115metri di dislivello)

11 luglio 2018: si parte alle 7.15 per affrontare i circa 30 km con 1.550 metri di dislivello che portano alla volta del Sacrario Militare di Cima Grappa.

La salita è impegnativa e il tempo incerto. Quando giungiamo in vetta le nubi avvolgono tutto e la visibilità è assai scarsa. Ma una cosa si nota subito: manca il tandem di Bruno e Lorenzo che avevano affrontato l'ascesa costantemente nelle prime posizioni. Riuscire a perdersi su una strada di montagna che conduce ad un'unica vetta (peraltro ben segnalata), disponendo anche di un navigatore perfettamente funzionante, è un'impresa che riesce solo ai grandi campioni.

Dopo una serie di telefonate si rintracciano Bruno e Lorenzo che, evidentemente in piena trance agonistica, avevano già imboccato la discesa verso Caupo senza effettuare la breve deviazione verso Cima Grappa.

Anche oggi ad attendere i ciclisti di fronte al "Museo Storico della Guerra 1915-1918" c'è il 1° luogotenente degli Alpini Simmaco Smeragliuolo, che ci accompagnerà a visitare il Sacrario.

Purtroppo le nubi sono basse e la visuale scarsissima ma proprio mentre procediamo a piedi verso la gradinata alla base del Sacrario Militare le nubi si diradano e, come d'incanto, l'imponente struttura in marmo bianco, in cui riposano 23.000 soldati italiani e austro-ungarici, emerge in tutta la sua impressionante maestosità.

Ai comandi del 1° luogotenente Smeragliuolo, Nunziato e Lorenzo (il meno giovane e il meno vecchio della compagnia) depongono la corona di fiori sulla lapide che ricorda l'immane sacrificio dei soldati che qui persero la vita durante la Grande Guerra.

La visita al Sacrario Militare prosegue con Smeragliuolo che ci illustra con chiarezza e competenza le fasi delle battaglie sul Monte Grappa e la successiva opera (tuttora attiva a più di cent'anni dagli eventi) di ricerca dei resti dei caduti e della loro pietosa sepoltura nel Sacrario. Attualmente nel Sacrario riposano quasi 23.000 soldati italiani e austrici di cui solo poco più del 10% è stato identificato.

La lunga sosta a Cima Grappa termina dopo aver percorso il primo tratto della galleria di 5 km costruita dall'esercito italiano per collegare due cime e consentire così il transito dei soldati in sicurezza. All'interno della galleria è tuttora attiva una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana e, in corrispondenza delle aperture laterali che dominano la sottostante valle, sono ancora posizionate le batterie di artiglieria utilizzate per respingere l'avanzata delle truppe austro-ungariche.

Consegnamo un diploma con le firme di tutti i partecipanti (pure quelli di giugno) al 1° luogotenente Smeragliuolo (provetto ciclista), e ripartiamo in discesa lungo il versante nord del Monte Grappa.

Ad attenderci a Caupo ci sono Roberto B. e Graziano sul tandem che rientrano così in gruppo per completare quel che avevano lasciato a metà due settimane prima (in realtà Roberto aveva concluso la ciclopedalata di giugno con la sua bici dopo la partenza di graziano a Barcis).

Sotto un cielo sempre plumbeo si prosegue su strade pressochè deserte fino al complesso fortificato di Primolano ove si replica il "pranzo in trincea". Tra i ruderi del forte i ciclisti possono rifocillarsi con le  "Razioni K" preparate artigianalmente dall'organizzazione (quelle ufficiali è stato impossibile acquistarle dal Ministero della Difesa).

In realtà si tratta di un anacronismo storico in quanto le Razioni K furono inventate nel 1942 dall'esercito americano con lo scopo di fornire ai militari, impegnati nei teatri di guerra, un kit di sopravvivenza alimentare per 24 ore. Ma, si sa, quando un ciclista ha fame non c'è anacronismo storico che tenga e così in men che non si dica l'insalata di tonno, la carne in scatola, le gallette salate e la crostatina contenute nella "Razione K - PNS" vengono spazzolate via.

Lungo la successiva ciclabile, che corre sulla riva destra del Brenta fino al ponte degli Alpini a Bassano del Grappa, il tempo inizia a migliorare e all'arrivo in hotel in parecchi usufruiscono del servizio navetta per recarsi al "Garden Relais" e recuperare, in piscina e nel centro benessere, le energie spese nel corso dell'impegnativa tappa.


Quarto giorno: Borso del Grappa - Barcis

(133 km, 1.000 metri di dislivello - "percorso sottufficiale"

153 km, 1.500 metri di dislivello - "percorso ufficiale")

12 luglio 2018: la più lunga tappa della Ciclopedalata, che porterà i ciclisti dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, prende il via alle 8.00 su un percorso odulato, tra le colline, in mezzo ai vigneti. I ciclisti pedalano divisi in due gruppi per non creare intralcio al traffico. Superato il Piave si punta verso Valdobbiadene, patria del Prosecco, ove, nell'Azienda Agricola di Loris Gallina, si effettua la prima sosta con degustazione dei diversi tipi di vino prodotti accompagnati da assaggi di salumi e formaggi.

Anche stavolta molti ciclisti acquistano diverse confezioni di Prosecco che vengono stipate con gran cura sul furgone. Si continua a pedalare lungo la pedemontana fino a Vittorio Veneto, la città della "battaglia finale" che, il 4 novembre di cent'anni fa, rappresentò l'atto conclusivo della Prima Guerra Mondiale.

Ad un tratto veniamo superati da un furgone che si ferma subito dopo in mezzo alla strade. Il guidatore scende trafelato sbracciandosi verso di noi. Solo quando gli passiamo accanto capiamo riconosciamo Paolo, il presidente della sezione di Sacile dell'Associazione Nazionale Alpini, che ci saluta e ci da appuntamento di lì a un paio d'ore per il pranzo nella loro sede.

E per meglio gustare l'ottimo pranzo che gli Alpini ci stanno preparando non c'è nulla di meglio di un aperitivo classico (noccioline, patatine e Prosecco) nella scenografica piazza Flaminio di Vittorio Veneto.

Altri venti chilometri e si arriva così a Sacile, nella bella e accogliente sede degli Alpini, situata in una radura in mezzo al bosco e lungo il torrente. Ad attenderci ci sono l'amico ciclista Adriano (artefice già tre anni fa, in occasione della Ciclopedalata sulle strade della Grande Guerra 2015, dell'inconrtro con gli Alpini di Sacile), il già citato presidente Paolo ed altri Alpini in congedo che si prodigano per rifocillarci con un ottimo e abbondante pasto inevitabilmente innaffiato da buon vino locale.

Restiamo con gli Alpini per circa un'ora mangiando, bevendo e intonando canti di montagna (e non solo). Davvero un'esperienza unica in un clima di allegria e simpatia ma anche di estrema compostezza quando si intona il canto "Signore delle cime" e si ricorda l'impegno degli Alpini in situazioni di guerra e di pace.

Al momento di ripartire si consegna il diploma con le firme e le maglie della nostra associazione ai numerosi Alpini intervenuti.

Sempre suddivisi in due gruppi si pedala fino a Montereale Valcellina dove è posto l'ultimo ristoro e il percorso della tappa si biforca. Questa volta il "percorso ufficiale", che prevede ulteriori 35 km con l'ascesa alla Forcella di Pala Barzana (quota 831 m slm), riscuote un notevole successo e solo in sei optano per il "percorso sottufficiale" che evita, invece, il valico e porta direttamente a Barcis, in Valcellina, attraverso una galleria illuminata di 4 km in lievissima ascesa, con un risparmio di 20 km e 500 metri di ascesa.

Il lago di Barcis, con le acque turchesi  nelle quali si rispecchiano le cime dei monti, è sempre un vero spettacolo. Una vera cartolina che da sola meriterebbe un viaggio. Il lago è formato dal torrente Cellina il cui flusso è imbrigliato da una diga sulla quale passa la pista ciclabile che effettua il periplo del lago. Uno spettacolo nello spettacolo.

Il tempo si mantiene incerto e dopo la cena nell'hotel "Celis", facciamo una passeggiata lungo le rive del lago assistendo ad uno spettacolo di fulmini e bagliori in lontananza che non lasciano presagire nulla di buono.



Quinto giorno: Barcis - Santa Fosca

(120 km, 2.650 metri di dislivello)

13 luglio 2018: per fortuna dopo la pioggia della notte il tempo volge al bello e si parte con un clima fresco, un cielo terso e la prospettiva di arrivare nel cuore delle Dolomiti. Si risale la bellissima Valcellina fino al Passo di Sant'Osvaldo (quota 825 m slm) e di lì si ridescende verso Longarone.

Ci si ferma brevemente in corrispondenza della Diga del Vajont, teatro nel 1963 di una delle più grandi tragedie del dopoguerra in cui, per l'onda di piena conseguente alla frana del Monte Toc nel bacino creato dalla diga, perirono quasi 2.000 persone.

Da Longarone si inizia a risalire la valle del Piave su una strada oramai dismessa dopo la costruzione della superstrada. Il traffico veicolare è scarsissimo e in breve si arriva a Perarolo di Cadore ove, nei giardini pubblici, è allestito il primo ristoro.

Da lì la strada  sale rapidamente fino a Pieve di Cadore dove ci si immette sulla bella pista ciclabile ricavata sul percorso della vecchia ferrovia Pieve di Cadore - Cortina d'Ampezzo.

A Cortina, la "Perla delle Dolomiti", il pranzo (insalata di riso, formaggi e salumi, frutta e bibite a volontà) è allestito da Maria Carla, Enrica e Nathalie nei giardinetti di fronte allo stadio del ghiaccio.

Per concludere la tappa resta un'unica formalità: valicare il temutissimo Passo Giau.

Si riparte, quindi, in ordine sparso alla volta di Pocol, frazione che domina dall'alto (1.500 metri slm) la conca ampezzana. Subito dopo Pocol si gira a sinistra e si affrontano, dopo una breve e illusoria discesa, le impegnative rampe del Passo Giau, cima Coppi della manifestazione con i suoi 2.236 metri slm.

La fatica si fa sentire sui micidiali "dritti" con pendenze a due cifre che caratterizzano questa ascesa. Resta la consolazione di sapere che questo è il versante più facile.

Ma quando infine, dopo nove chilometri di fatica estrema si giunge sotto il cartello che sancisce la fine delle sofferenze, si è immediatamente ripagati con gli interessi dello sforzo prufuso. Il panorama che si gode è semplicemente spettacolare, mozzafiato con picchi e vette parzialmente innevate a perdita d'occhio su 360 gradi.

I successivi ventotto tornanti in discesa scorrono via veloci fino ad un paio di chilometri dall'arrivo dove c'è un'ultima malefica asperità da superare prima di giungere all'hotel "Nigritella" di Santa Fosca.

Cena ottima e con un abbondante buffet. Durante il briefing serale viene presentata la ciclopedalata storico rievocativa del prossimo anno. Un progetto decisamente ambizioso: dalle coste tirreniche di Anzio alle coste atlantiche della Normandia su un percorso di 1.944 km per ricordare i due celebri sbarchi aeronavali della Seconda Guerra Mondiale di cui l'anno prossimo ricorrerà il 75 esimo anniversario.




Sesto giorno: Santa Fosca - Ronzone

(131,5 km, 2.110 metri di dislivello - "percorso sottuffiale"

142 km, 2.900 metri di dislivello - "percorso uffiale")

14 luglio 2018: anche questa notte ha piovuto ma quando si parte, poco dopo le 8.00, il sole splende alto in cielo. Si affronta subito in partenza il Colle Santa Lucia, agevole antipasto delle ben più impegnative ascese che ci attendono.

La prima è il Passo Falzarego con la sua appendice naturale, il Passo Valparola. Anche oggi incontriamo diversi ciclisti ma non i numeri stratosferici di due settimane fa quando eravamo alla vigilia della  "Maratona delle Dolomiti".

Giunti al Passo Valparola (2.192 metri slm), dopo 25 km dalla partenza, ci fermiamo a visitare l'interessantissimo "Museo della Grande Guerra" e rifocillarci con frutta e bibite ammirando, al contempo, il bellissimo panorama che spazia fino al ghiacciaio della Marmolada.

Dopo la lunga e piacevole discesa verso La Villa e il passaggio per Corvara si affronta la seconda asperità di giornata: il Passo Gardena. Si procede in ordine sparso, ognuno con il proprio passo fino a ricongiungersi tutti quanti al valico per le foto di rito sotto il cartello stradale. Si riparte in discesa con un traffico veicolare crescente fino al ristoro di Ortisei. Il tempo cambia rapidamente e al momento di rimettersi in bici inizia a piovere. E' un acquazzone di breve durata che non crea particolari disagi. Alcuni ne approfittano per una pausa/caffè al bar altri proseguono con le mantelline.

La lunga discesa, iniziata al Passo Gardena, si conclude a Ponte Gardena dove ci si immette sulla ciclabile lungo l'Isarco. La temperatura è decisamente più elevata (anche se non ai livelli di due settimane fa) ed è tornato a splendere il sole.

A Bolzano si abbandona l'Isarco e si inizia a pedalare dapprima sulla ciclabile che costeggia l'Adige e poi sulla ciclabile costruita su una ferrovia dismessa che ci porta fino all'ultimo ristoro di giornata situato ad Appiano.

Anche oggi, come due tappe fa, dall'ultimo ristoro (km 120) sono previste due alternative per raggiungere la sede di tappa, Ronzone. La maggioranza, non paga delle salite già effettuate, opta per il "percorso ufficiale" che prevede i 15 km di salita del Passo della Mendola; una sparuta minoranza (cinque ciclisti) devia per il "percorso sottufficiale" che, dopo 6,5 km in lieve pendenza, porta alla stazione inferiore della funicolare che collega in 12 minuti Sant'Antonio al Passo della Mendolaoffrendo una visuale magnifica sulle Dolomiti e il Lago di Caldaro.

Dal Passo della Mendola, comunque raggiunto (funicolare o bicicletta) restano solo 7 km di discesa fino all'hotel "Stella delle Alpi" di Ronzone dove si conclude la penultima tappa.



Settimo giorno: Ronzone - Rovereto

(86,5 km, 335 metri di dislivello)

01 luglio 2018: partenza poco dopo le 8.00, con temperatura se non proprio rigida almeno "frizzante", con l'obiettivo di arrivare entro le 11.15 a Rovereto. Alle 12.00 in punto, infatti, i cento rintocchi della "Campana dei Caduti" al Colle di Miravalle sopra Rovereto decreteranno la conclusione ufficiale della Ciclopedalata.

Si parte in discesa e poco dopo ad una rotonda da cui bisogna, non senza difficoltà vista la scarsa segnaletica, imboccare una ciclabile il tandem di Roberto B. e Graziano sparisce. Considerando che Roberto è di casa da queste parti non ci si preoccupa più di tanto.

Terminata la discesa  ci si alleggerisce dei giubbini antivento e si prosegue fino a Lavis dove ci si immette sulla ciclabile lungo l'Adige.

Nel frattempo Roberto comunica telefonicamente che lui e Graziano sono già a Trento e ci attenderanno sulla ciclabile.

Si procede spediti (anche troppo visto il traffico domenicale di bici) e, dopo aver superato Trento arriva la seconda telefonata di Roberto preoccupato del nostro mancato arrivo. Un rapido calcolo dei nostri e loro tempi di passaggio permette di capire che proprio mentre noi passavamo lui e Graziano si erano recati in una vicina gelateria. Ci raggiungeranno poco prima dell'ingresso a Rovereto.

Poco dopo le 11.00, in largo anticipo, si giunge al Colle di Miravalle dove è allestita la "Campana dei Caduti" o "Campana della Pace".

Quella attuale, che batte cento rintocchi per onorare la memoria di tutti i caduti nelle guerre la sera (alle 20.30 in inverno e alle 21.30 in estate) e la domenica alle 12.00, è la terza ad essere realizzata a partire dal 1924 quando il sacerdote Antonio Rossaro fece fondere il bronzo ottenuto dai cannoni donati dalle 19 nazioni partecipanti alla Grande Guerra realizzando la prima campana.

Nel 1938 la campana, che non produceva il suono desiderato, fu fusa nuovamente e restò in servizio, sempre collocata sul castello di Rovereto (o Castel Veneto), fino al 1960 quando si incrinò.

La campana definitiva fu inaugurata nel 1964 e posta sul Colle di Miravalle dove si trova tuttora.

Insieme a noi arrivano al Colle di Miravalle due pullman turistici di Alpini e loro familiari provenienti da Codognè (TV). Una coincidenza incredibile visto che proprio sette giorni prima nella Caserma Maset (oramai dismessa) di Codognè c'era stata la riunione dei vecchi commilitoni del III Gruppo Missili Volturno a cui avevano partecipato Andrea (ex ufficiale medico nel 1986) e Maria Carla.

Baci e abbracci con gli ex commilitoni, foto a più non posso sotto la campana e lungo il viale con le bandiere degli stati che sostengono la "Fondazione Opera Campana dei Caduti", discorsi più o meno ufficiali e poi alle 12.00 in punto tutti in religioso silenzio sulle tribune a emiciclo ad ascoltare i cento rintocchi della campana.

Il suono è cupo e si diffonde in tutta la sottostante valle. Come ci aveva preannunciato don Sergio durante la benedizione sette giorni prima, il suono della campana ricorda un grido di dolore e proprio per questo è stata chiamata "Maria Dolens".

La "Ciclopedalata sulle strade della Grande Guerra 2018" ha ufficialmente termine con il centesimo rintocco.

Si riprendono le bici, si ripercorre in discesa il Colle di Miravalle e si raggiunge il Circolo Tennis Rovereto da dove eravamo partiti sette giorni fa per questa bella avventura di 700 km e poco più di 10.000 metri di dislivello.

Doccia, pranzo, consegna dei diplomi di partecipazione, saluti e appuntamento all'anno prossimo per la Ciclopedalata da Anzio (Roma) a Omaha Beach (Normandia) nel 75esimo anniversario dei due sbarchi aeronavali più famosi della seconda Guerra Mondiale.