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Andrea Piero
Enrico
Graziano
Roberto
Mauro
Leonetto
Marco =========================================================================== Primo giorno: Rovereto - Pian
delle Fugazze (31 km, 1.115 metri di
dislivello) 25 giugno 2018: la "Ciclopedalata sulle strade della Grande Guerra - 2018" prende il via dal Circolo Tennis Rovereto alle 16.15. Otto i ciclisti al via: l'organizzatore Andrea, il quasi sempre presente Enrico, Graziano (non vedente) e Roberto sul tandem, Piero, Leonetto, Marco e la new entry (per quel che riguarda le ciclopedalate storico rievocative) Mauro. Sul furgone l'onnipresente Maria Carla e la giovane Giulia (alla sua seconda esperienza). Dopo un breve giro nel centro storico di Rovereto e la benedizione di don Sergio Nicolli di fronte alla chiesa di San Marco, si parte per la brevissima (31 km) ma impegnativa prima tappa che si conclude, dopo poco più di due ore, ai 1.163 metri s.l.m. di Pian delle Fugazze. Ottima
e abbondante la cena e tutti a letto presto visto che l'indomani
ci attende un doppio impegno: podistico e ciclistico.
Secondo giorno: Pian delle
Fugazze - Borso del Grappa (70 km, 345 metri di
dislivello) 26 giugno 2018: poco dopo le 8.30 si parte dall'hotel "Al Passo" a Pian delle Fugazze con due pulmini che in circa mezz'ora portano il gruppo alla galleria d'Havet, lungo la "Strada degli Eroi", che conduce al rifugio Papa sul Monte Pasubio. Dalla galleria
d'Havet si procede a piedi in lieve pendenza per una quarantina di
minuti e, giunti al rifugio Papa, si imbocca in discesa la "Strada
delle 52 gallerie" un'opera di altissima ingegneria
militare costruita in meno di un anno dall'esercito italiano per
raggiungere la sommità del Monte Pasubio senza essere esposti al
tiro dell'artiglieria nemica. L'opera è davvero impressiosnante soprattutto se si pensa ai mezzi tecnici a disposizione cento anni fa e alle difficoltà logistiche ed ambientali in cui fu costruita. Percorriamo le prime sette gallerie (in realtà le ultime visto che la numerazione inizia dal basso) camminando, in alcuni tratti, su un sentiero a strapiombo sulle pareti rocciose. Il panorama è grandioso e spazia sull'intera pianura veneta. Dopo un breve ristoro di fronte al rifugio si torna alla galleria d'Havet ove sono parcheggiati gli automezzi che, tra mille sobbalzi, ci riportano all'hotel per il pranzo. Si riparte in bici verso le 14.30 e si raggiunge rapidamente, dopo meno di 2 km, l'ossario del Pasubio ove sono conservati i resti di più di 5.000 militari italiani e austriaci morti durante il conflitto. Dopo una breve visita si rimonta in sella alla volta della pianura vicentina. La discesa iniziale è ripida e insidiosa al punto che Roberto preferisce far scendere dal tandem Graziano e farlo salire sul furgone per il pericolo di un eccessivo surriscaldamento dei freni. La tappa è corta ma una breve sosta per bere e mangiare un po' di frutta a Marostica, nella celebre piazza degli scacchi, risulta comunque gradita. L'ultima sosta di giornata si effettua al "Museo degli Alpini" situato all'ingresso del celebre ponte sul Brenta a Bassano del Grappa. All'uscita dal
museo, nubi minacciose incombono sui ciclisti che, tuttavia,
riescono a raggiungere l'hotel a Borso del Grappa pochi secondi
prima che si scateni una grandinata. Il "Garden Relais" è dotato
di piscina e centro benessere e quasi tutti ne approfittano per un
po' di relax prima della cena. Terzo giorno: Borso del Grappa - Monte Grappa - Borso del Grappa (114,5 km, 2.115metri di
dislivello) 27 giugno 2018: si parte poco prima delle 7.30 alla volta del Sacrario Militare di Cima Grappa, una salita lunga e impegnativa, con pendenze notevoli nei primi otto km e poi assai irregolari fino alla vetta. Alla fine per coprire i circa 29 km con 1.550 metri di dislivello, dall'hotel alla vetta, i tempi oscillano tra le due ore e un quarto e le due ore e mezza. Lungo l'ascesa si incontrano altri ciclisti tra i quali un'arzillo ottantanovenne (classe 1929 !!!!) ideatore del brevetto del Monte Grappa, che premia coloro che riescano ad effettuare, senza limiti di tempo, 10 ascese da versanti diversi con la bici da strada più una in MTB. Ad attender i
ciclisti di fronte al "Museo Storico della Guerra 1915-1918"
c'è il 1° luogotenente degli Alpini Simmaco Smeragliuolo, che ci
accompagnerà a visitare il Sacrario. La giornata è splendida, il cielo blu intenso e le poche nuvole non ostacolano più di tanto la spettacolare visuale che si gode dalla cima del Monte Grappa. Raggiunto a piedi l'ingresso del Sacrario, Giulia e Graziano depongono una corona di fiori sulla lapide che ricorda l'immane sacrificio dei soldati che qui persero la vita durante la Grande Guerra. Il 1° luogotenente Smeragliuolo ci illustra con chiarezza e competenza le fasi delle battaglie sul Monte Grappa e la successiva opera (tuttora attiva a più di cent'anni dagli eventi) di ricerca dei resti dei caduti e della loro pietosa sepoltura nel Sacrario. Attualmente nel Sacrario riposano quasi 23.000 soldati italiani e austrici di cui solo poco più del 10% è stato identificato. La visita a piedi prosegue lungo la galleria di 5 km costruita dall'esercito italiano per collegare due cime e consentire così il transito dei soldati in sicurezza. All'interno della galleria è tuttora attiva una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana e, in corrispondenza delle aperture laterali che dominano la sottostante valle, sono ancora posizionate le batterie di artiglieria utilizzatec per respingere l'avanzata delle truppe austro-ungariche. Dopo aver consegnato il diploma di Pedalando nella Storia e la maglia ufficiale della Ciclopedalata al 1° luogotenente Smeragliuolo (provetto ciclista), si riparte in discesa lungo il versante nord del Monte Grappa. Anche in questo caso
Graziano scenderà, per motivi precauzionali, con il furgone di
Maria Carla e Giulia mentree Roberto piloterà da solo il tandem. Lungo la discesa che porta a Caupo incrociamo centinaia di ciclisti provenienti da tutto il mondo che partecipano alla corsa ciclistica Trans Alp. Il percorso prosegue, quindi, su strade tranquillissime a traffico zero fino al complesso fortificato di Primolano ove è previsto il "pranzo in trincea". Tra i ruderi del forte i ciclisti trovano ad attenderli delle confezioni di "Razione K" preparate artigianalmente (quelle ufficiali è stato impossibile acquistarle dal Ministero della Difesa). In realtà si tratta di un anacronismo storico in quanto le Razioni K furono inventate nel 1942 dall'esercito americano con lo scopo di fornire ai militari, impegnati nei teatri di guerra, un kit di sopravvivenza alimentare per 24 ore. Ma, si sa, quando un ciclista ha fame non c'è anacronismo storico che tenga e così in men che non si dica l'insalata di tonno, la carne in scatola, le gallette salate e la crostatina contenute nella "Razione K - PNS" vengono spazzolate via. Il percorso prosegue lungo la ciclabile che corre sulla riva destra del Brenta fino al ponte degli Alpini a Bassano del Grappa. Gli ultimi km sono gli stessi della giornata precedente fino all'hotel di borso del Grappa dove, anche oggi, in molti usufruiscono della piscina e del centro benessere per recuperara le energie spese nel corso dell'impegnativa tappa.
Quarto giorno: Borso del Grappa - Barcis (133 km, 1.000 metri di dislivello) 28 giugno 2018: la tappa odierna è la più lunga della Ciclopedalata e porterà i ciclisti dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. Si parte alle 8.00 su un percorso odulato, tra le colline, in mezzo ai vigneti. Superato il Piave si punta verso Valdobbiadene, patria del Prosecco, ove, nell'Azienda Agricola di Loris Gallina, si effettua la prima sosta con degustazione dei diversi tipi di vino prodotti accompagnati da assaggi di salumi e formaggi. Alcuni dei presenti acquistano diverse confezioni di Prosecco che vengono stipate con gran cura sul furgone. Si riprende, quindi, a pedalare lungo la pedemontana che porta a Vittorio Veneto, la città della "battaglia finale" con cui il 4 novembre di cent'anni fa si concluse la Prima Guerra Mondiale. Qui nella scenografica piazza Flaminio i ciclisti trovano il più classico degli aperitivi: noccioline, patatine e Prosecco. In realtà mancano solo venti km al pranzo offerto dagli Alpini di Sacile per cui è inutile rovinarsi l'appetito con un ristoro più corposo. Si arriva così a Sacile, nella bella e accogliente sede della locale sezione dell'Associazione Nazionale Alpini, situata in una radura in mezzo al bosco e lungo il torrente, dove ad attenderci ci sono il presidente Paolo ed altri Alpini in congedo che si prodigano per rifocillarci con un ottimo e abbondante pasto inevitabilmente innaffiato da buon vino locale. Una menzione particolare va ad Adriano, amico ciclista di Sacile, che già tre anni fa fece da intermediario tra noi e gli Alpini consentendoci anche in quell'occasione di trascorrere piacevolissimi momenti di relax in un ambiente simpatico e cameratesco. Dopo la consegna del diploma e delle maglie (tecnica ad Adriano e dopogara a Paolo) si riparte in direzione della Valcellina. L'ultima sosta si effettua a Montereale Valcellina dove il percorso della tappa si biforca. Il "percorso ufficiale" prevede ulteriori 35 km con l'ascesa alla Forcella di Pala Barzana (quota 831 m slm) e la successiva tecnica discesa in Valcellina fino a Barcis, sulle sponde del lago omonimo, dove si concluderà la tappa. Il "percorso sottufficiale" evita, invece, il valico e porta direttamente in Valcellina attraverso una galleria illuminata di 4 km in lievissima ascesa, con un risparmio di 20 km e 500 metri di ascesa. Al termine di una breve e democratica consultazione si decide all'unanimità di affrontare la galleria. In breve si giunge sulle bellissime sponde del lago di Barcis con le acque color turchese nelle quali si rispecchiamo le cime dei monti che delimitano la valle. Una vera cartolina che da sola meriterebbe un viaggio. Il lago è formato dal torrente Cellina il cui flusso è imbrigliato da una diga sulla quale passa la pista ciclabile che effettua il periplo del lago. Uno spettacolo nello spettacolo. All'arrivo in
albergo Graziano trova ad attenderlo un amico col furgone che lo
riporterà a casa assieme al tandem. Domenica, infatti, dovrà
partecipare ad una gara e pertanto saluta il gruppo dandoci
appuntamento all'ormai imminente ciclopedalata di luglio in cui si
reinserirà a partire dalla terza tappa. Roberto proseguirà,
invece, con la sua bici. L'hotel "Celis", in
cui alloggiamo, si affaccia direttamente sul lago consentendoci di
assistere ad un bellissimo tramonto nel corso della cena.
Quinto giorno: Barcis - Santa
Fosca (120 km, 2.650 metri di dislivello) 29 giugno 2018: si parte con un clima fresco, un cielo terso e la prospettiva di arrivare nel cuore delle Dolomiti. Si risale la bellissima Valcellina fino al Passo di Sant'Osvaldo (quota 825 m slm) e di lì si ridescende verso Longarone. Una sosta d'obbligo viene effettuata in corrispondenza della Diga del Vajont, teatro nel 1963 di una delle più grandi tragedie del dopoguerra in cui, per l'onda di piena conseguente alla frana del Monte Toc nel bacino creato dalla diga, perirono quasi 2.000 persone. Da Longarone si inizia a risalire la valle del Piave su una strada oramai dismessa dopo la costruzione della superstrada. Il traffico veicolare è pressochè inesistente e in breve si arriva a Perarolo di Cadore ove, nei giardini pubblici, è allestito il primo ristoro. Da lì la strada (appena rifatta sul lato destro quello su cui pedaliamo e in via di riasfaltatura sull'altro lato) sale rapidamente fino a Pieve di Cadore dove ci si immette sulla bella pista ciclabile ricavata sul percorso della vecchia ferrovia Pieve di Cadore - Cortina d'Ampezzo. Nella "Perla delle Dolomiti" la sosta per il pranzo (insalata di riso, formaggi e salumi, frutta e bibite a volontà) viene posta di fronte allo stadio del ghiaccio. Fa molto caldo e le successive rampe verso Pocol risultano particolarmente impegnative a stomaco pieno. Subito dopo Pocol si gira a sinistra e si affronta lo spauracchio dell'intera ciclopedalata: il Passo Giau, cima Coppi della manifestazione con i suoi 2.236 metri slm. Pur essendo considerato il versante più facile, questo di Pocol presenta pendenze decisamente impegnative con improvvise impennate che spezzano il ritmo. L'arrivo in vetta
ripaga, comunque, con gli interessi lo sforzo profuso. Il panorama
è semplicemente spettacolare, da mozzare il fiato. Picchi e vette
parzialmente innevate su 360 gradi. La successiva discesa scorre via veloce fino ad un paio di chilometri dall'arrivo dove c'è un'ultima malefica asperità da superare prima di giungere all'hotel "Nigritella" di Santa Fosca. Cena ottima e
abbondante e poi tutti a letto che domani ci attende il "tappone".
Sesto giorno: Santa Fosca - Ronzone (131,5 km, 2.110 metri di dislivello) 30 giugno 2018: si parte poco dopo le 8.00 in una splendida giornata di sole affrontando subito il Colle Santa Lucia, agevole antipasto delle ben più impegnative ascese che ci attendono. La prima è il Passo
Falzarego con la sua appendice naturale, il Passo Valparola. Lungo
l'ascesa incontriamo una moltitudine crescente di ciclisti di ogni
nazionalità che domani saranno impegnati nella "Maratona delle
Dolomiti". Giunti ai quasi 2.200 metri di quota del Passo Valparola, dopo 25 km dalla partenza, ci fermiamo per visitare l'interessantissimo "Museo della Grande Guerra" e rifocillarci con frutta e bibite ammirando, al contempo, il bellissimo panorama che spazia fino al ghiacciaio della Marmolada. La discesa successiva verso La Villa è resa insidiosa dalla quantità di auto, moto e, soprattutto, ciclisti (non sempre disciplinati) che la affollano. Arrivati a Corvara il colpo d'occhio è impressionante: praticamente si vedono solo biciclette e ciclisti variopinti. Mauro, che domani affronterà il percorso lungo della "Maratona delle Dolomiti", ci saluta e si ferma nel suo hotel a Colfosco. I sei superstiti (Andrea, Enrico, Roberto, Leonetto, Marco e Piero), sempre scortati da Maria Carla e Giulia sul furgone, proseguono alla volta del Passo Gardena. Qui lo sguardo spazia dalla Val Badia alla Val Gardena, dal Gruppo del Sella al Sassolungo. E' facile capire perchè l'UNESCO abbia dichiarato le Dolomiti patrimonio dell'umanità. Il pranzo viene consumato in un giardinetto all'uscita di Ortisei. Fa decisamente caldo, nonostante ci si trovi a 1.200 metri di quota e tra poco arriveremo a Bolzano città notoriamente torrida d'estate. La discesa nella valle dell'Isarco è assai impegnativa e alla fine abbiamo tutti i freni e i cerchi surriscaldati. A Ponte Gardena ci si immette sulla pista ciclabile che in pratica non abbandoneremo più fin quasi all'arrivo. L'afa è implacabile e nemmeno le ripetute soste ad ogni fontanella riescono ad attenuare la grande arsura. A Bolzano si abbandona l'Isarco e si inizia a pedalare dapprima sulla ciclabile che costeggia l'Adige e poi sulla ciclabile costruita su una ferrovia dismessa che ci porta fino all'ultimo ristoro di giornata situato ad Appiano. Anche oggi dall'ultimo ristoro (km 120) sarebbero previste due alternative per raggiungere la sede di tappa, Ronzone. Il "percorso ufficiale" prevede i 15 km di salita del Passo della Mendola, il "percorso sottufficiale" 6,5 km in lieve pendenza fino alla stazione inferiore della funicolare che da Sant'Antonio porta al Passo della Mendola. Basta uno sguardo per capire che per oggi le salite possono coniderarsi concluse. Leonetto, completamente disidratato, sale sul furgone mentre gli altri 5 si recano con le bici a prendere la funicolare che in 12 minuti supera un dislivello di circa 800 metri offrendo una visuale magnifica sulle Dolomiti ed il Lago di Caldaro. Dal Passo della
Mendola mancano poco meno di 7 km all'hotel "Stella delle Alpi" di
Ronzone dove si conclude la penultima tappa.
Settimo giorno: Ronzone -
Rovereto (86,5 km, 335 metri di dislivello) 01 luglio 2018: pur essendo, quest'ultima, una tappa corta e in gran parte in discesa, si parte alle 8.00 dal momento che alle 12.00 in punto bisognerà trovarsi alla "Campana dei Caduti" a Rovereto per la conclusione ufficiale della Ciclopedalata. La discesa scorre via veloce al punto che ad una rotonda Andrea va da una parte, gli altri cinque dall'altra. Si ritroveranno dopo 22 chilometri all'imbocco della ciclabile sull'Adige a Lavis. Si supera, sempre su ciclabile, Trento e si prosegue spediti (con un discreto traffico di bici nei due sensi) fino a Rovereto. Poco dopo le 11.00, in largo anticipo, si giunge al Colle di Miravalle dove è allestita la "Campana dei Caduti" o "Campana della Pace". Quella attuale, che batte cento rintocchi per onorare la memoria di tutti i caduti nelle guerre la sera (alle 20.30 in inverno e alle 21.30 in estate) e la domenica alle 12.00, è la terza ad essere realizzata a partire dal 1924 quando il sacerdote Antonio Rossaro fece fondere il bronzo ottenuto dai cannoni donati dalle 19 nazioni partecipanti alla Grande Guerra realizzando la prima campana. Nel 1938 la campana, che non produceva il suono desiderato, fu fusa nuovamente e restò in servizio, sempre collocata sul castello di Rovereto (o Castel Veneto), fino al 1960 quando si incrinò. La campana definitiva fu inaugurata nel 1964 e posta sul Colle di Miravalle dove si trova tuttora. Dopo le foto di rito
lungo il viale con le bandiere degli stati che sostengono la "Fondazione
Opera Campana dei Caduti" e sotto l'enorme batacchio, ci si
accomoda sulle scalinate che formano un emiciclo attorno alla
campana. Alle 12.00 in punto i potenti argani iniziano a far oscillare le 22 tonnellate di bronzo della campana che emette i suoi cento rintocchi. Il suono è cupo e diffonde in tutta la sottostante valle. Come ci aveva preannunciato don Sergio durante la benedizione sette giorni prima, il suono della campana ricorda un grido di dolore e proprio per questo è stata chiamata "Maria Dolens". La Ciclopedalata finisce ufficialmente al centesimo rintocco. Si riprendono le bici, si ripercorre in discesa il Colle di Miravalle e si raggiunge il Circolo Tennis Rovereto da dove eravamo partiti sette giorni fa per questa bella avventura di quasi 700 km e 9.800 metri di dislivello. Doccia, pranzo, consegna dei diplomi di partecipazione, saluti e appuntamento all'anno prossimo per la Ciclopedalata da Anzio (Roma) a Omaha Beach (Normandia) nel 75esimo anniversario dei due sbarchi aeronavali più famosi della seconda Guerra Mondiale.
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