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Prologo: Roma - Campidoglio e Santa Maria del Popolo

05 luglio 2017: La "Ciclopedalata Roma - Eisleben - Wittenberg - Berlino: lungo il cammino di Martin Lutero" organizzata per ricordare i 500 anni della riforma protestante, prende il via con l'incontro tra i ciclisti partecipanti e l'assessore allo sport di Roma Capitale, Daniele Frongia, nella sala Piccola Protomoteca nel palazzo del Campidoglio in un assolato e caldissimo pomeriggio di inizio luglio. Nel corso del cordiale incontro (reso possibile dall'interessamento personale della Consigliera Capitolina Alessandra Agnello che da Trento si aggregherà come "supporter" al gruppo) l'assessore Frongia saluta i ciclisti e dona all'Associazione Pedalando nella Storia lo stemma capitolino ricevendo in cambio la maglietta ufficiale, il diploma al merito cicloturistico e la medaglia dell'associazione.

Dopo le foto di rito negli splendidi saloni del Palazzo del Campidoglio i ciclisti riprendono le bici precedentemente lasciate, non senza qualche timore, di fronte all'ingresso del palazzo sotto il controllo dei vigili urbani, e al termine di un breve giro turistico per le assolate vie del centro storico, arrivano a Piazza del Popolo dove, grazie alla consueta disponibilità del parroco don Mario, parcheggiano i preziosi mezzi nel chiostro della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli.

Di lì a piedi attraversano la piazza fino alla Chiesa di Santa Maria del Popolo ove nel 1510 il monaco agostiniano tedesco Martin Lutero soggiornò durante la sua permanenza a Roma.

Nella sala parrocchiale della chiesa i ciclisti ricevono il saluto del Ministro Plenipotenziario dell'Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma, Irmgard Maria Fellner, e della rappresentante della Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Laura Emiliozzi. Entrambe le istituzioni (Ambasciata tedesca  e Chiesa luterana in Italia) al pari dei comuni di Roma, Berlino, Eisleben e Wittenberg, dell'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, della Chiesa Luterana tedesca e dell'ARI hanno concesso il proprio patrocinio all'iniziativo storico/rievocativa di Pedalando nella Storia.

Dopo i saluti e gli scambi di doni con la dottoressa Fellner e la signora Emiliozzi, i presenti si trasferiscono nella chiesa, celebre per i dipinti del Caravaggio, per ricevere la tradizionale benedizione da parte del parroco, don Ivan.

Segue un rinfresco a buffet nella sala parrocchiale al termine del quale viene proiettato il filmato della "Ciclopedalata Roma - Olimpia - Atene 2016" magistralmente prodotto, come al solito, da Roberto Poletti utilizzando i filmati e le foto raccolte dai partecipanti alla ciclopedalata dello scorso anno.

Alle 20.30 la serata ha termine. Da domani si inizia a fare sul serio.


Prima tappa: Roma - Foligno

(156 km, 1.900 metri di dislivello)

06 luglio 2017: sono 22 i ciclisti (su 18 biciclette e 2 tandem, quello di Graziano con la sua guida Roberto di Bolzano e quello di Lorenzo con la sua guida Bruno) e 2 i "supporter" sul furgone (Maria Carla e Giulia) che prendono il via da Roma. Altri 8 si aggiungeranno a Trento.

Partenza alle 08.00 in punto dall'hotel Astrid per i 13 "non romani" che si ricongiungono ai "romani" in piazza San Pietro per le ultime foto e raccomandazioni dell'organizzatore.

Alle 08.30, in uno scenario unico al mondo, dominato dalla cupola michelangiolesca ed il colonnato del Bernini, si parte alla volta di Berlino.

I primi chilometri scorrono veloci sulla ciclabile del Tevere, la via Flaminia e la disastratissima via Tiberina. Disastrata al punto tale che, dopo nemmeno quindici chilometri dalla partenza, i due Pieri (di Firenze e di Vercelli) prendono in pieno, in rapida sequenza, due buche cadendo rovinosamente a terra.

Il Piero piemontese ha decisamente la peggio riportando una profonda ferita al gomito destro oltre ad escoriazioni varie. Rapido consulto con valutazione dei danni meccanici (nessuno, per fortuna) e fisici (già detti) e poi si decide di caricare il malcapitato sul furgone fino al primo ristoro, il Bar dell'Orso a Torrita Tiberina.

Qui, mentre gli assetati ciclisti cercano refrigerio, viene allestita una "sala operatoria da campo". Si liberano da posaceneri e tazze sporche due tavolini da bar di metallo e si dispongono due sedie attorno. Su una prende posto Piero che distende il braccio infortunato su un tavolino, sull'altra Andrea che quando non organizza le ciclopedalate si guadagna da vivere facendo il medico (specialista in chirurgia generale). Tra i commenti e i suggerimenti (più o meno inutili) dei presenti che riprendono la scena con i cellulari, la profonda ferita di Piero viene ricucita con cinque punti di sutura in poco meno di un quarto d'ora. (video dell'intervento).

Al  momento di ripartire si decide che Piero proseguirà sul furgone. E qui sorge un problema. Sul furgone ci sono già Maria Carla e Giulia per cui il posto per Piero è attualmente disponibile. Ma tra i ciclisti c'è anche Giovanna sulla sua e-bike che, come concordato prima dell'inizio del viaggio, pedala ogni giorno per non più di 70/90 km per salire poi sul furgone e raggiungere l'arrivo della tappa. Rapido consulto e la soluzione salta fuori. Giovanna pedalerà fino a Terni dove Piero le lascerà il posto sul furgone e prenderà il treno per arrivare a Foligno.

Si continua quindi a pedalare sugli impegnativi saliscendi della Sabina fino al secondo ristoro in corrispondenza di un fontanile in cui molti ciclisti entrano con tutte le scarpe per cercare un po' di refrigerio.

Attraversata Terni si procede per alcuni chilometri sulla trafficata via Flaminia Nuova fino a Strettura dove ci si porta sull'antico tracciato della via consolare. La via Flaminia Vecchia, oramai pressochè abbandonata, sale dolcemente per alcuni chilometri fino all'impennata finale che porta, con pendenze decisamente superiori al 10%, al valico della Somma. Di lì si riprende la via Flaminia Nuova in discesa fino a Spoleto dove, subito prima dell'ingresso nel centro abitato, nel chiostro della basilica di San Pietro, è allestito l'ultimo ristoro della giornata.

Gli ultimi chilometri fino a Foligno non presentano particolari difficoltà se non per il gran caldo che non concede tregua.

La tappa, pur se relativamente breve, è stata assai impegnativa e l'incidente a Piero ha scosso un po' il gruppo ma l'ottima cena all'hotel Le Mura ripaga tutti i ciclisti e i "supporter".

 

Seconda tappa: Foligno - Chiusi della Verna

(133 km, 1.680 metri di dislivello)

07 luglio 2017: Piero non è ancora in grado di pedalare e, quindi, subito dopo la partenza del gruppo, alle 08.00, si reca a piedi alla stazione di Foligno e prende il treno per Arezzo (che non si trova lungo l'itinerario della tappa odierna ma tra poco capirete).

Poco dopo Spello si inizia a salire verso Assisi dove il gran caldo e la bellezza della cittadina invitano a ciclisti a sostare più del previsto. Si riprende a pedalare lungo la valle del Tevere fino a Umbertide ove, sulle rive del fiume, Maria Carla e Giulia hanno allestito il primo ristoro di giornata.

Al momento di ripartire Giovanna carica la sua e-bike sul furgone che parte alla volta del casello dell'A1 di Arezzo. Lì, alcuni giorni prima, Marco "piccolo" (marito ciclista di Giovanna) ha parcheggiato la sua auto. Una volta recuperata l'auto Giovanna va a riprendere Piero alla stazione ferroviaria di Arezzo per poi dirigersi direttamente all'arrivo, mentre il furgone torna precipitosamente sul percorso ricongiungendosi ai ciclisti in corrispondenza del ristoro in un ristorante a Pieve Santo Stefano.

Sotto un caldo implacabile e con la pancia oltremodo piena i ciclisti affrontano gli ultimi 25 chilometri di salita verso Chiusi della Verna.

Non tutti, arrivati alle porte del paesino casentinese, se la sentono di affrontare l'ulteriore strappo di 3,3 km e 160 metri di dislivello, che porta al Santuario della Verna e proseguono, quindi, direttamente per il Pastor Angelicus, la foresteria dove trascorrerraranno la notte.

Gli arrivi dei ciclisti, provati dal caldo e dall'ultima salita, avvengono alla spicciolata. Il primo a raggiungere il Pastor Angelicus è Marco "piccolo" che, fatta la doccia, sale in macchina con Giovanna e parte di gran carriera alla volta di Santa Severa ("appena" 300 km da Chiusi) dove alle 20.00 inizierà la festa di compleanno di Patrizia, mamma di Marco e suocera di Giovanna. 

La cena al Pastor Angelicus è ottima e abbondante e la serata è finalmente fresca (siamo a 1.000 metri sul livello del mare) ma le previsioni del tempo, per quel che riguarda le temperature, non promettono nulla di buono neanche per domani.

Si continuerà a soffrire.


Terza tappa: Chiusi della Verna - Bologna

(173 km, 2.045 metri di dislivello)

08 luglio 2017: la sveglia suona per tutti alle 07.00 tranne che per Maria Carla che viene svegliata alle 04.00 o giù di lì dalla telefonata (già concordata) di Marco "piccolo" e Giovanna reduci dalla festa a Santa Severa. Il Pastor Angelicus non prevede un servizio di portineria notturna e non sono disponibili chiavi del portone per gli ospiti. E così per rientrare bisogna trovare un'anima pia che scenda ad aprirti. I due sono tornati a Chiusi grazie al passaggio rimediato da un amico e dopo tre ore di sonno sono pronti a ripartire (beata gioventù !!!).

Si parte poco dopo le 08.00 in discesa. Oggi si arriverà a Bologna ma da Chiusi al capoluogo emiliano non esistono linee ferroviarie per cui Giovanna pedalerà fino alla sosta nel Mugello e da lì risalirà in sella Piero che sta recuperando come solo un coriaceo ciclista piemontese sa fare.

La prima sosta si effettua dopo 35 chilometri a Stia presso il Ristorante l'Ospitale de' Brilli. Da lì inizia la prima asperità di giornata, il Valico Croce a Mori quota 955 metri sul livello del mare.

Mancano ancora tanti chilometri e tanta salita all'arrivo e la successiva sosta per il pranzo presso l'azienda agricola Il Forteto (già sperimentata in occasione della ciclopedalata per Gino Bartali nel 2014), pur se gradita per la qualità e quantità del pranzo, "sega" un po' le gambe a molti.

Si riparte alle 12.45 con la sensazione di un phon piantato in faccia. Piero di Vercelli torna finalmente in gruppo con grande determinazione e coraggio.

Si attraversano i paesini del Mugello e, subito dopo il lago di Bilancino, si inizia a salire verso il Passo della Futa. 

La salita è estremamente irregolare e per la maggior parte senza riparo. Il sole è implacabile e c'è un'unica fontanella (opportunamente segnalata alla partenza da Piero di Firenze che qui su queste strade è di casa). L'acqua della  fontanella è, ahimé, tiepida ma in questa situazione non si può fare gli schizzinosi.

Superato il Passo della Futa si resta in quota con alcuni saliscendi fino al successivo Passo della Raticosa. Poco prima di questo valico si trova l'ultimo ristoro di giornata. Acqua e Coca Cola vanno via a litri e Maria Carla e Giulia non fanno in tempo a tagliare il cocomero che è già finito.

Segue la lunghissima discesa fino all'hotel Relais Bellaria di San Lazzaro (Bologna) dove finalmente ci si può rilassare in piscina prima della cena.

In queste prime tre tappe si è coperto il 38% del dislivello totale della ciclopedalata. Le prossime salite non saranno più così dure (....e prima o poi le temperature caleranno, si spera !!!!).


Quarta tappa: Bologna - Trento

(237,5 km, 660 metri di dislivello)

09 luglio 2017:  e dopo le salite....venne la pianura! Partenza alle 7.30 per la tappa più lunga della ciclopedalata: da Bologna a Trento di 237,5 km completamente piatti.

La composizione del gruppo subisce oggi una profonda modifica. Già da ieri sera si è aggregata alla carovana Nathalie in veste di preziosa "supporter". Prende il posto di Giulia che con i suoi 21 anni è stata la più giovane partecipante ad una ciclopedalata storica di Pedalando nella Storia. Altri arrivi e partenze si verificheranno tra Verona e Trento, ma andiamo con ordine.

Usciti dall'hotel si pedala tutti in gruppo fino al centro storico di Bologna dove si sosta brevemente sotto le torri pendenti e in Piazza Maggiore per scattare un po' di foto. Al momento di ripartire si decide di formare tre gruppi di ciclisti, ciascuno con due capogruppi, col duplice scopo di evitare eccessivi assembramenti sulle strade e cercare di mantenere una velocità quanto più costante che consenta di restare uniti. L'esperimento pare riuscire e sarà riproposto anche nei giorni successivi.

La prima sosta si effettua nei giardini pubblici di Mirandola (la città del celebre Pico). Anche oggi fa un gran caldo e le soste estemporanee nei bar lungo il percorso per dissetarsi si susseguono incessantemente.

Intorno alle 13.30 i ciclisti arrivano a Verona. Anche qui si pedala per le vie del centro storico prima di fermarsi presso il Ponte di Pietra dove è allestito il pranzo a base di tranci di pizza sfornati a getto continuo da una vicina rosticceria.

Al termine del pranzo Mauro saluta tutti e torna a Milano dove, da domattina, riprenderà il lavoro, mentre, provenienti in bici da Brescia, si aggregano al gruppo Stefano e Massimo. Altre due new entry, stavolta "pro tempore", sono quelle di Marco "uomo nero" (in bici) e Cristina (in auto) che ci accompagneranno fino a Trento prima di rientrare al Lago di Garda dove stanno trascorrendo le ferie.

Ripartiti da Verona si pedala per una quarantina di chilometri su una trafficata Statale 12 dell'Abetone e del Brennero prima di immettersi, in località Borghetto, sulla ciclabile che corre ora lungo una riva, ora lungo l'altra dell'Adige.

La tappa, come si è detto, è lunga e pertanto viene allestito un terzo ristoro, a poco meno di 50 chilometri dall'arrivo, in località Pilcante in un giardinetto lungo la ciclabile.

All'approssimarsi verso Trento, complici il caldo e le estemporanee soste nei bar e nelle gelaterie, i tre gruppi si sfaldano clamorosamente e i ciclisti arrivano alla spicciolata nell'hotel dove ad attenderli trovano Alessandra, consorte di Marco "grande", che, dismessi i panni da Consigliera Capitolina e indossati quelli da "supporter", ci accompagnerà fino a Berlino e il gruppo dei cremonesi, forte di cinque pedalatori (i veterani Enrico Porro e Aldo e le new entry Enrico Lupi, Lamberto e Tomaso) ed un "supporter" su un pulmino (Emilio, detto "il Tato").

In poche ore lo "squadrone lombardo", fino a Verona rappresentato da Bruno, Aldo di Brescia, Francesco e "Bianco", si è letteralmente triplicato.

Domani si valicheranno le Alpi e la speranza di tutti è quella di trovare in Austria temperature meno opprimenti di quelle che ci attanagliano  implacabili da quattro giorni.


Quinta tappa: Trento - Innsbruck

(191 km, 1.425 metri di dislivello)

10 luglio 2017: partenza alle 7.30. Si prosegue lungo la ciclabile che costeggia l'Adige fino a Bolzano dove ci si sposta sulla ciclabile che corre lungo l'Isarco. E, subito all'uscita dal capoluogo altoatesino, si trova il primo ristoro dove ad attendere i ciclisti ci sono i compagni di squadra di Roberto Bianchi (bolzanino anche lui) e i parenti di Lorenzo.

Fa ancora molto caldo ma all'orizzonte si profilano le montagne ricoperte di nuvole che lasciano presagire che tra non molto si potrà, finalmente, rifiatare.

La pista ciclabile è molte ben curata ed è un vero piacere pedalare in assenza di traffico veicolare. Poco prima di Chiusa veniamo raggiunti da una troupe di giornalisti e fotografi del quotidiano "Alto Adige" per un'intervista "on the road".

Continuando a procedere verso nord le nubi aumentano e poco prima del ristoro di Vipiteno inizia a piovere. Si tratta di una pioggia non molto intensa e di breve durata che non crea alcun disagio ai ciclisti.

La salita verso il Passo del Brennero presenta pendenze moderate e costanti ed in breve si raggiunge il confine di stato. Nella successiva lunga discesa verso Innsbruck riprende, a tratti, a pioviccicare anche stavolta senza particolari problemi.

E' solo dopo l'arrivo in hotel, mentre ci si appresta ad andare a cena, che si scatena un vero nubifragio che proseguirà per tutta la notte. Le previsioni, tuttavia, sembrano favorevoli e si va così a dormire stanchi ma fiduciosi, con il morale alto e la consapevolezza di essere giunti a metà dell'opera (per l'esattezza abbiamo fin qui coperto il 48,95% della distanza e il 50,22% del dislivello).


Sesta tappa: Innsbruck - Augsburg

(228 km, 1.740 metri di dislivello)

11 luglio 2017: come previsto ci si sveglia con il sole. Con qualche difficoltà per il gran traffico mattutino, si raggiunge la pista ciclabile che risale il corso dell'Inn e la si percorre per circa trenta chilometri in un'ampia vallata assolata punteggiata da deliziosi paesini.

A Telfs si attraversa l'Inn e si inizia a salire verso il Fernpass. In realtà la salita verso il passo è divisa in due tronconi rispettivamente di 15 e 8 km di ascesa inframezzati da una piacevole discesa al termine della quale si trova il primo ristoro di giornata nel grazioso paesino di Nassereith.

Superato il Fernpass (trafficartissimo!) si affronta la lunga discesa verso il confine austro/tedesco. La strada statale presenta numerose gallerie per cui spesso ci si porta sulle ciclabili (sempre ben tenute).

Si arriva cosi al confine e la prima città tedesca che si incontra è Fussen adagiata sulle rive di un lago e dominata da una cerchia di monti su cui si staglia uno dei castelli fatti costruire nell'800 in Baviera dal principe Ludwig.

La seconda sosta è allestita subito dopo l'attraversamento di Fussen, nel giardino antistante l'isolata chiesa di San Coloman con vista sul castello di Ludwig.

La tappa odierna è la seconda per lunghezza di tutta la ciclopedalata e siamo appena a metà strada. La strada che ci separa da Augsburg presenta ampie ondulazioni ma non più salite lunghe ed impegnative. Si prosegue tra pianure e colline fino a Landsberg am Lech, graziosa cittadina sul fiume Lech che forma una piccola cascata proprio al centro dell'abitato. Qui si effettua l'ultima sosta prima di affrontare, in parte su ciclabili, in parte su strade di campagna, gli ultimi 45 chilometri di questa interminabile frazione.

Sono quasi le 19.00 quando finalmente i ciclisti arrivano all'hotel nel centro storico di Augsburg. In pochi, purtroppo, hanno voglia di fare rapidamente la doccia e di andare a visitare la città prima di cena. I più preferiscono oziare nel bar dell'hotel sorseggiando una birra fresca in attesa di trasferirsi a piedi in un vicino ristorante italiano per la cena.

La sensazione generale è di essersi messi alle spalle il peggio (salite, caldo, lunghi chilometraggi) e di poter affrontare con maggior serenità le ultime quattro tappe.


Settima tappa: Augsburg - Nuernberg

(157 km, 1.065 metri di dislivello)

12 luglio 2017: il premio per le fatiche fin qui profuse è la concessione dell'organizzatore a mettere la sveglia alle 8.00, fare la prima  colazione alle 8.20 e partire alle 9.00. La tappa odierna è relativamente breve (157 km) e non c'è alcun bisogno di effettuare una levataccia.

L'uscita da Augsburg è decisamente meno indaginosa dell'ingresso di ieri sera. Si pedala su ciclabili urbane e poi su ciclabili che costeggiano strade a scorrimento veloce. La giornata è nuvolosa con rischio di pioggia a partire dal primo pomeriggio.

Al 45° chilometro si attraversa il Danubio (Donau per i tedeschi) il più lungo fiume d'Europa. Tutti si fermano a fotografare il corso d'acqua (qui ancora relativamente stretto) e a fare i selfie con il cartello stradale che indica il nome del fiume.

Il primo ristoro ufficiale si trova sulle rive di un torrente in un piccolo borgo di campagna, Muhlheim. Anche oggi il percorso è di tipo collinare con un'infinità di saliscendi che quasi quasi fanno rimpiangere le belle salite delle Alpi. Qui, al momento di ripartire, Roberto di Roma (Robyone per gli amici) è costretto, dopo aver stretto i denti fin dalla tappa di ieri, ad arrendersi al dolore al ginocchio. Nonostante gli antidolorifici gli risulta impossibile continuare a pedalare ed è costretto a salire sul pulmino. Ma non sarà una resa definitiva.

La temperatura è decisamente fresca e a tratti cade qualche goccia di pioggia che sia alterna ad ampi sprazzi di sole. Ad una cinquantina di chilometri dall'arrivo, in corrispondenza di una piccola cappella a pianta circolare subito prima dell'abitato di Rudletzholz, è prevista  la sosta pranzo. Come al solito Maria Carla, Nathalie e Alessandra non fanno in tempo a disporre sul tavolino il cibo e le bevande che i famelici ciclisti si avventano come belve ingurgitando tutto l'ingurgitabile in un batter d'occhio.

Manca poco a Nuernberg (Norimberga in Italiano) e proprio mentre si affronta l'ultimo tratto sulla ciclabile nei parchi che circondano la città, inizia un breve ed intenso temporale. Fortunatamente proprio oggi era in programma il servizio di lavanderia per cui domani tutti avranno gli indumenti asciutti e puliti.

L'hotel si trova in posizione centrale, all'interno dell'antica cinta muraria, e, visto che sono appena le 16.00, oggi ci sarà tutto il tempo per fare i turisti (tra uno scroscio di pioggia e l'altro) per il bellissimo centro storico.


Ottava tappa: Nuernberg - Saalburg

(184 km, 2.135 metri di dislivello)

13 luglio 2017: si parte poco prima delle 8.00. Robyone non ha recuperato e anche oggi viaggerà in furgone. Si esce da Nuernberg percorrendo piste ciclabili urbane che attraversano anche alcuni parchi. Appena usciti dalla città, Enrico Lupi, per evitare una rotaia, scivola sul bordo di un marciapiede cadendo rovinosamente a terra. Nell'impatto al suolo sbatte con violenza la spalla restando a terra dolorante. Per fortuna l'incidente risulta meno grave del previsto e dopo qualche minuto Enrico inforca nuovamente la bici e, nonostante il dolore, prosegue ben intenzionato a portare a termine la tappa.

Il percorso è molto bello. Si attraversano boschi e graziosi paesini in un continuo saliscendi su colline e vallate verdissime. 

La prima delle tre soste odierne è posta sulle rive di un torrente a Pottenstein. Lì i due medici del gruppo, Andrea e Enrico Porro, verificano le condizioni della spalla dell'altro Enrico ben consapevoli che anche se gli avessero consigliato di salire sul furgone lui avrebbe sicuramente disobbedito.

Si prosegue quindi su una lunga salita a cui fa seguito una veloce discesa. E proprio nel tratto più ripido della discesa compare un bel cartello che indica il divieto di transito per le bici. Molti non lo vedono (o fanno finta di non vederlo) e proseguono senza problemi mentre una decina di ciclisti, evidentemente più accorti e ligi alle regole, si sobbarcano un ulteriore salita e almeno 6 o 7 km in più per arrivare a fondo valle.

Il percorso prosegue poi con l'attraversamento di Bayreuth (celebre per il festival Wagneriano) e di tanti altri paesini fino a Wirsberg dove, in un giardino pubblico, si trova il secondo ristoro di giornata. 

Il paesaggio inizia progressivamente a cambiare. Le colline si fanno più alte e boscose e i centri abitati più rari. Dopo ulteiori 40 chilometri ci si ferma per l'ultimo ristoro di giornata posto all'inizio di una salita in cima alla quale un cartello ci informa che lì, fino alle ore 06.00 del mattino del 18 novembre 1989, passava il confine tra la Germania dell'Ovest e la Germania dell'Est. Ora in quel punto passa solo il confine tra le regioni della Baviera e della Turingia.

Si continua a pedalare per lo più in discesa tra i boschi della Turingia fino al paesino di Saalburg dove, sulle rive di un lago formato dal fiume Saale, si trova il nostro hotel.

Il posto è decisamente suggestivo e lo spettacolo che si gode dalla veranda dell'hotel (il lago circondato dai boschi) ripaga della gran fatica odierna. I dati scaricati dai ciclo-computer ci dicono che quella di oggi è stata la tappa con il maggior dislivello dell'intera ciclopedalata: quasi 2.200 metri.


Nona tappa: Saalburg - Lutherstadt Eisleben

(161 km, 1.925 metri di dislivello)

14 luglio 2017: si parte alle 8.15 con una temperatura decisamente pungente e si continua a pedalare su e giù per le colline della Turingia incontrando laghi e torrenti in quantità.

Ci troviamo in quella che fino a 28 anni fa era la Repubblica Democratica di Germania o Germania dell'Est o più semplicemente ancora la DDR (per intenderci, quella che faceva incetta di medaglie d'oro alle Olimpiadi). Le differenze con la Germania Ovest (fino a ieri stavamo in Baviera) si notano ancora nell'architettura delle città e dei paesi che attraversiamo (palazzi popolari che sembrano grandi casermoni squadrati) e nella gente (sempre cordiali come gli ex cugini occidentali ma incapaci di comunicare altro che in tedesco). Evidentemente una sola generazione non è bastata per realizzare un'integrazione completa tra le due Germanie.

Lungo il percorso ci imbattiamo in diversi "lavori in corso" sulle strade e siamo costretti in più occasioni a trovare al volo un percorso alternnativo per proseguire verso la meta di giornata che è la città natale di Martin Lutero.

Oggi la suddivisione in tre gruppi di ciclisti non funziona molto bene e ad un certo punto ci ritroviamo a pedalare tutti assieme in una lunghissima fila in una strada statale relativamente stretta. Dopo diversi chilometri ci rendiamo conto di aver creato una sorta di tappo nei confronti degli automobilisti che ci seguono e ci fermiamo, quindi, in uno slargo per farci superare. Con nostra grande meraviglia i camionisti e gli automobilisti che possono finalmente superarci ci salutano affabilmente con ampi gesti di ringraziamento per la cortesia che gli stiamo usando (proprio come in Italia !!!!).

La prima sosta viene effettuata poco prima di Jena, importante città della Turingia nella cui Università studiò Karl Marx e insegnò Friedrich Schiller e nei cui pressi nel 1806 si svolse un'importante battaglia che vide l'esercito napoleonico sconfiggere quello prussiano.

Si continua a pedalare su un percorso collinare in mezzo ai boschi e, su uno strappo breve ma particolarmente ripido, oltre all'ansimare dei ciclisti si sente il classico "toc" che indica la rottura di un raggio. Sfortuna vuole che sia quello della ruota posteriore del tandem di Roberto e Graziano.

Rapido consulto e altrettanto rapida soluzione. Si trasferisce la ruota rotta del tandem con pacco pignoni Shimano e 21 raggi sulla bici di Andrea che cede la sua ruota posteriore con pacco pignoni Campagnolo e 32 raggi a Roberto e Graziano. In pratica due "ibridi" apparentemente non compatibili ma che, comunque, consentono di raggiungere il successivo punto di controllo dove il tandem potrà sostituire la ruota rotta con una di scorta che sta nel furgone.

Poco prima di arrivare a Bad Bibra, dove era prevista la sosta per il pranzo, la strada è nuovamente interrotta per il rifacimento del manto stradale. Si effettua quindi la sosta all'inizio dell'interruzione per i lavori in corso. Finito il pranzo e sostituita la ruota del tandem si decide che i ciclisti percorreranno con estrema cautela il tratto di circa un chilometro in cui gli operai stanno lavorando mentre il furgone ed il pulmino cercheranno un'altra strada per raggiungere Lutherstadt Eisleben.

Ma i guai non sono finiti in quanto appena si riparte il tandem di Roberto e Graziano fora in rapida sequenza due volte. Federico prende in mano la situazione e, dopo una breve trattativa (non si sa in quale lingua) con gli operai richiama il furgone che viene in pratica autorizzato a passare per la strada chiusa per portare aiuto al tandem. L'idea sarebbe quella di caricarlo sul furgone e portarlo il più vicino possibile a Lutherstadt Eisleben dove alle 16.30 siamo attesi dalla sindaca nella piazza del comune, ma Roberto e Graziano decidono di proseguire assieme a Federico, Aldo di Cremona ed Enrico Lupi.  Purtroppo un'ulteriore foratura impedirà il ricongiungimento dei cinque con il gruppo ormai lanciato alla volta della città natale di Martin Lutero.

Gli ultimi chilometri della tappa vengono percorsi sotto una pioggia, a tratti intensa, che per fortuna cessa alla periferia di Lutherstadt Eisleben. E così, alle 16,40, con pochi minuti di ritardo sull'orario previsto, i ciclisti, compreso Robyone che è risalito in sella alla periferia della città, fanno il loro ingresso trionfale nella piazza del Mercato (Markt) dove, sotto la statua del monaco agostiniano artefice della Riforma Protestante, c'è ad attenderli la sindaca Jutta Fischer.   

L'incontro è estremamente cordiale con scambio di maglie e di diplomi, tante foto e l'invito da parte della sindaca a visitare, dopo la meritata doccia, la cittadina con una simpatica guida locale messa a dispozione dal comune.

Il giro turistico di Lutherstadt Eisleben dura circa un'ora dopodiché si torna in hotel per la cena.

Il cartello chilometrico che ci accompagna fin dalla partenza indica che mancano "solo" 103 chilometri a Lutherstadt Wittenberg e 200 a Berlino.


Decima tappa: Lutherstadt Eisleben - Berlino

(201 km, 735 metri di dislivello)

15 luglio 2017: l'ultima tappa della Ciclopedalata Roma - Eisleben - Wittenberg - Berlino: lungo il cammino di Martin Lutero prende il via alle 7.30 in punto dal Markt della città natale del monaco agostiniano.

Fa decisamente freddo e quasi tutti indossano antivento e manicotti. Il percorso odierno è ancora collinare nel suo tratto iniziale ma con pendenze decisamente più dolci dei giorni precedenti. Vi sono anche lunghi tratti in pavé che, con quasi 1.700 chilometri già accumulati sul sedere e sulla schiena, non sono proprio piacevoli.

Oggi dovremmo cercare di rispettare due appuntamenti per così dire istituzionali: alle 12.30 a Lutherstadt Wittenberg con i rappresentanti della Chiesa Luterana e alle 18.00 alla Porta di Brandeburgo a Berlino con il Segretario Permante per lo Sport del comune, Christian Gaebler.

Si pedala, quindi, in gruppo con un buon passo fino all'ingresso del parco naturale dell'Elba, uno dei più importanti fiumi tedeschi, dove è posto il primo ristoro della giornata.

Sempre in gruppo si continua a pedalare sulla ciclabile, a tratti in pavé, che attraversa il parco fino alle rive dell'Elba che viene attraversata imbarcando bici, furgone e pulmino su un traghetto "ecologico", privo di motore, che sfrutta la corrente del fiume per fare la spola da una riva all'altra.

Alle 12.30, in perfetto orario, i cilisti arrivano di fronte al celebre portone (rifatto) della Schlosskirche di Lutherstadt Wittenberg ove la sera del 31 ottobre 1517 Martin Lutero, frate agostiniano e professore di teologia presso la locale università, affisse le celebri 95 tesi in lingua latina per contestare la pratica della vendita delle indulgenze attuata dalla Chiesa Di Roma.

Da questo episodio prese il via la Riforma Protestante di cui, per l'appunto, quest'anno ricorre il cinquecentesimo anniversario.

Esaurito il rito delle foto di fronte al portone tra la curiosità e l'interesse dei numerosi turisti, ci si trasferisce nella vicina piazza del Mercato (Markt) dove ad attendere i ciclisti ci sono Astrid Mühlmann in rappresentanza della “Staatliche Geschäftsstelle - Luther 2017” e  Jan von Campenhausen in rappresentanza della "Chiesa Evangelica in Germania" (EKD).

Solito scambio di doni (maglia, medaglia, diploma) e poi tutti a banchettare di fronte al municipio dove è stato allestito per noi un tavolo con bibite e frutta in quantità.

Poco prima delle 13.30 si rimonta in bici per gli ultimi 100 chilometri di quest'avventura.

Via via che ci avvicina alla capitale tedesca il traffico aumenta (oggi è sabato). Non sempre le strade principali sono affiancate da piste ciclabili e inoltre ci sono parecchi cantieri che obbligano i ciclisti a rallentare la loro marcia.

Mentre si procede di buon passo allineati in una lunga fila su una strada statale, compare un cartello di divieto di transito per le bici. Apparentemente non c'è un'alternativa se non tornare indietro e scegliere un'altra strada secondaria ma stavolta l'organizzatore Andrea lascia prevalere lo spirito di iniziativa e l'arte d'arrangiarsi tipici italiani al senso del dovere e rispetto delle regole dei tedeschi e, ponendosi in testa al gruppo, lo trascina per i cinque chilometri interdetti alle bici senza che nessuno abbia da ridire.

L'ultimo ristoro volante della tappa, e dell'intera ciclopedalata, viene effettuato ad una cinquantina di chilometri dall'arrivo. Qui, come già nella tappa di ieri, Robyone risale in bici mentre Roberto e Graziano smontano il tandem e lo ripongono nella sacca visto che già stasera dovranno tornare in Italia e preferiscono guadagnare tempo ora per poter restare a cena col gruppo prima di prendere alle 23.00 il treno per Bolzano.

Una lunga ciclabile nel bosco porta i ciclisti a Potsdam dove si decide di ricreare i tre gruppi per poi radunarsi ad un paio di chilometri dalla Porta di Brandeburgo e fare tutti assieme l'ingresso trionfale a Berlino.

Pochi chilometri dopo Potsdam si entra finalmente nel territorio comunale della capitale tedesca e tutti si fermano a fare foto e selfie al cartello con la tanto attesa parola: BERLIN.

L'ingresso a Berlino risulta particolarmente facile. Superata una zona residenziale sulle rive di un lago, si percorre una lunga ciclabile, in perfette condizioni, che corre nel bosco a fianco dell'autostrada e termina ad angolo retto su Kaiserdamm, il vialone di sei chilometri che (cambiando più volte nome) porta dritto per dritto alla Porta di Brandeburgo

Ad un chilometro dalla porta i ciclisti si radunano per percorrere assieme l'ultimo chilometro di questa bellissima avventura. Purtroppo sul versante della porta che da su Strasse des 17 Juni si sta volgendo un concerto e l'accesso alla porta è interdetto. Bisogna quindi passare per i giardini pubblici e arrivare alla porta dal lato destro. Un ingresso meno spettacolare di quanto sognato per dieci giorni ma va, comunque, bene così.

Sono le 18.10 e a tratti cade una finissima pioggerellina. Moltissimi turisti si fermano incuriositi a chiedere notizie sulla nostra impresa e a fare foto mischiati nel gruppo. E' un momento magico che ognuno di noi cerca di vivere con gioia ed intensità. Arrivano anche le nostre preziosissime "Supporters" che nel frattempo hanno parcheggiato il furgone all'hotel e sono arrivate a piedi alla Porta di Brandeburgo. Con loro ci sono anche Anna e la piccola Federica per la gioia di papà Luciano.

Manca, invece, il Segretario Permanente allo Sport del comune di Berlino che avrebbe dovuto attenderci proprio qui.

Finalmente, dopo più di mezz'ora di baci, abbracci e foto decidiamo che è ora di andare in hotel. Pedaliamo per l'ultimo chilometro e mezzo del viaggio fino all'albergo situato di fronte al fiume di Berlino, la Sprea. Siamo troppo stanchi per caricare le bici sul furgone e rimandiamo, quindi, l'operazione all'indomani mattina.

L'ultimo atto della Ciclopedalata Roma - Eisleben - Wittenberg - Berlino: lungo il cammino di Martin Lutero è, come da tradizione, la cena finale che si svolge in un ristorante nei pressi dell'hotel. Qui, tra una portata e l'altra, tra un boccale di birra e una bottiglia di vino, si fa il bilancio dell'impresa appena portata a termine (1.824 km con più di 15.000 metri di dislivello, in dieci tappe) convenendo che forse il chilometraggio giornaliero è stato eccessivo e non sempre abbiamo avuto il tempo (e le forze) per visitare le città in cui arrivavamo.

Nel corso della cena arriva anche Christian Gaebler, il segretario allo sport di Berlino che si scusa per non essere riuscito a giungere in tempo alla Porta di Brandeburgo per il nostro arrivo. Naturalmente lo invitiamo a restare con noi e gli doniamo la maglietta, la medaglia e il diploma della ciclopedalata ricevendo in cambio la statuetta dell'Orso, simbolo della città.

Dopo cena, nel giardino del ristorante vengono distribuiti i diplomi di merito a ciascun partecipante e viene svelato (anche se in realtà molti già l'avevano intuito) il programma dell'anno prossimo: la "Ciclopedalata sulle Strade della grande Guerra - 2". Si tornerà nel Nord-Est della nostra penisola per ricordare i cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale.

Prossimi aggiornamenti e programmi sul sito www.pedalandonellastoria.net