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Prologo: Roma - Pontificio Collegio Pio Brasiliano 15
aprile 2016: Mancano 110 giorni alla cerimonia inaugurale
delle XXXI Olimpiadi dell'era moderna in programma in Brasile a
Rio de Janeiro e la trentina di partecipanti alla Ciclopedalata
Roma Olimpia Atene, assieme ad altri ciclisti ed amici, si
ritrovano presso il Pontificio Collegio Pio Brasiliano in via
Aurelia a Roma per una serata conviviale. Ad accogliere i ciclisti ci sono Don Domingos Barbosa Filho, in rappresentanza del rettore del Collegio, Don Geraldo dos Reis Maia attualmente in Brasile, Don Antonio Reges Brasil, direttore spirituale del Collegio, e Silvio Meneses Garcia, Ministro-Consigliere dell'Ambasciata brasiliana presso la Santa Sede. Al termine della cena viene proiettato il ciclometraggio "Sulle strade della Grande Guerra" realizzato con la solita maestria dal cicloregista Roberto Poletti utilizzando i filmati e le foto raccolte dai partecipanti alla ciclopedalata dello scorso anno. Segue
la benedizione dei
ciclisti da parte di Don Antonio Reges Brasil e poi tutti a
dormire che da domani si inizia a faticare! Prima tappa: Roma - Formia (153 km, 1.035 metri di
dislivello) 16 aprile 2016: alle 10.00 presso lo Stadio dei Marmi - Pietro Mennea al Foro Italico inizia la cerimonia di partenza della "Ciclopedalata Roma Olimpia Atene". Nel prato esterno
alla sesta corsia della prima curva, Antonio Sandri,
promotore del comitato "WOW
Draisina 200", ha allestito uno spazio
espositivo sulla storia degli anelli (guai a chiamarli cerchi!!!!)
olimpici e della storia della bicicletta a partire dalla Draisina,
di cui ricorre il 200esimo anniversario dell'invenzione. Oltre a numerosi amici e parenti dei 26 ciclisti e 5 accompagnatori che tra poco partiranno alla volta della Grecia, sono presenti Otello Donati, presidente della sezione di Roma dell'Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d'Italia; Daniele Masala, due volte medaglia d'oro alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 nel Pentathlon Moderno (prova individuale e a squadre); Salvatore Gionta, una medaglia d'oro ed una di bronzo alle Olimpiadi, rispettivamente di Roma 1960 ed Helsinki 1952, nella pallanuoto; Piero Italiani, due volte finalista olimpico nei tuffi; Franco Fava, due partecipazioni olimpiche con un ottavo posto nella maratona di Montreal 1976; Bruno Calvia, azzurro del canottaggio. Accanto a questi
campioni sono venuti a salutare i ciclisti in partenza anche Marco
Favale, capo ufficio stampa dell'ACSI che porta il
saluto di Antonino Viti presidente nazionale dell'ente di
promozione sportiva, Ivo Faltoni, l'ultimo
meccanico di Gino Bartali, sempre presente alle iniziative
di Pedalando nella Storia e alcune rappresentanze di gruppi
ciclistici locali. Dopo i saluti di rito, un rapido ristoro a buffet e gli scambi di doni tra gli organizzatori e gli ospiti, alle 11.30 si parte. Un Settebello di podisti della Juvenia Runners (il capitano Paolo con Alessandro, Angelo, Dario, Edoardo, Fabrizio e Marzia - seguita come un'ombra dal piccolo Riccardo) effettuano di corsa il primo giro della pista (preclusa all'uso delle biciclette) consegnando il testimone al capitano dei ciclisti Nunziato Pellegrini, classe 1935, che lascia lo stadio seguito dal gruppo. I primi chilometri si sviluppano lungo la pista ciclabile che corre sull'argine del Tevere fino a Ponte Sublicio. All'altezza dello Stadio delle Terme si aggrega al gruppo Roberto che pedalerà solo nel tratto italiano. Si affrontano, quindi, i sampietrini della via Appia Antica prima di trasferirsi sulla trafficatissima Appia Nuova. Superati i "Castelli romani" i ciclisti effettuano la prima sosta a Cisterna di Latina prima di affrontare gli "allucinanti" 40 chilometri di rettilineo della via Appia fino al secondo ristoro di Terracina. Qui il gruppo si divide. I più, rispettando il road book, continuano a pedalare sulla "Regina Viarum" passando per Fondi e Itri, altri seguono la strada litoranea passando per Sperlonga e Gaeta. Intorno alle 18.30 il gruppo, quasi compatto, fa il suo ingresso nel Centro di Preparazione Olimpica di Formia concludendo la prima tappa con un paio di giri sulla pista di atletica ove Pietro Mennea, sotto la guida del prof. Carlo Vittori, costruì la sua ineguagliabile carriera. La cena è di quelle
che si ricorderanno a lungo, non fosse altro per le porzioni da
"atleti". Il morale del gruppo
è alto ma nei prossimi due giorni ci sarà da soffrire. Seconda tappa: Formia - Lago Laceno (198 km, 2.610 metri di
dislivello) 17 aprile 2016: si parte alle 7.30 dopo la prima colazione e i primi 65 chilometri si sviluppano lungo la via Appia fino al ristoro di Capua. Fa caldo e il sole "picchia" implacabile creando qualche problema a chi non si è premunito di adeguate creme solari. Verso mezzogiorno il gruppo arriva compatto a Ponte ove nel "Café Noir" la signora Lina ha allestito un ottimo e abbondante pranzo per gli affamati e accaldati ciclisti. Al momento di
ripartire anche Piero da Firenze, ufficialmente presente come
accompagnatore visto il recente infortunio di cui è stato vittima,
decide di salire in sella alla sua bici (che comunque ha portato)
e di pedalare per la seconda parte della tappa. Farà lo stesso
anche nella tappa successiva mentre dalla quarta giornata in poi
pedalerà sempre fin dall'inizio. Subito dopo l'attraversamento di Benevento iniziano le salite ed il gruppo progressivamente si sfalda. Un ultimo ricompattamento viene effettuato in corrispondenza dell'ultimo ristoro a 35 chilometri dall'arrivo e poi ognuno deve contare solo sulle proprie forze per affrontare gli ultimi impegnativissimi chilometri fino a Lago Laceno dove si conclude la tappa. La luculliana cena presso l'hotel "La Locanda degli Hirpini" ripaga abbondantemente i ciclisti delle fatiche odierne. Al gruppo si aggrega
Piero da Vercelli che in mattinata ha partecipato alla Gran Fondo
di Firenze e poi, con treno + pullman + taxi, ha rocambolescamente
raggiunto Lago Laceno.
Terza tappa: Lago Laceno -
Matera (208 km, 3.300 metri di dislivello) 18 aprile 2016: ci attende la tappa più lunga ed impegnativa dell'intera manifestazione: 208 km con 3.300 metri di dislivello fino a Matera. Si parte subito in
salita raggiungendo, dopo 5 chilometri la "Cima Coppi" della
ciclopedalata (1.248 m slm). Segue una lunga ed impegnativa
discesa nel bosco che ci riporta sulla via Appia che qui in
Irpinia è denominata "via Ofantina". Al termine della seconda salita di giornata (km 50) è posto il primo ristoro in corrispondenza di un bel fontanile. Si riparte in discesa e, nell'attraversamento di Muro Lucano, il deragliatore del tandem di Cinzia e Franco inizia a dare problemi costringendo i due ad usare rapporti particolarmente impegnativi anche sulle pendenze più dure. Il secondo ristoro è posto al centesimo chilometro in cima alla terza salita. Lungo la veloce discesa successiva che porta a Potenza si sfiora il dramma. Per il cedimento del forcellino posteriore destro della bici del capitano Nunziato, la ruota posteriore si blocca all'improvviso e solo l'abilità e l'esperienza di guida dell'ottuagenario capitano e la fortuna di trovarsi su un rettilineo, evitano conseguenze drammatiche. Al capitano non resta altro da fare che salire sul furgone e raggiungere Matera, sede di tappa, dove un disponibilissimo meccanico, lavorando fin quasi alle 22.00, riesce a risolvere il danno. Il gruppo prosegue, abbastanza frastagliato, lungo la via Appia fino al bivio per Grassano dove è posto l'ultimo ristoro. Gli ultimi 35 km scorrono via veloci grazie ad una generosa brezza a favore della marcia dei ciclisti. L'ultimo problema di giornata riguarda Luciano che all'ingresso di Matera resta impigliato con la ruota anteriore in una rete di plastica posta al margine della strade cadendo rovinosamente a terra, per fortuna senza alcuna conseguenza. All'hotel di Matera si aggrega al gruppo Teresa che da domattina pedalerà sul tandem con Giuseppe. Dopo il briefing
serale molti si recano a visitare i "sassi". Oramai le due
tappe più impegnative sono alle spalle e nei prossimi due giorni
ci si potrà rilassare un po'. Quarta tappa: Matera - Bari (130 km, 630 metri di dislivello) 19 aprile
2016: anche se la tappa odierna è corta (130 km) e
facile, si parte comunque presto alle 7.30 perchè non possiamo
assolutamente rischiare di perdere il traghetto a Bari. All'uscita da Matera
i ciclisti trovano ad attenderli la nebbia che li accompagnerà per
parecchi chilometri. Il paesaggio cambia repentinamente. Dopo le tante montagne dei giorni precedenti, oggi a dominare il paesaggio sono gli oliveti e l'infinità di muretti a secco che caratterizzano la Puglia. La comparsa dei primi trulli annuncia l'approssimarsi ad Alberobello ove è posto il primo ristoro della giornata. I ciclisti, una volta rifocillati, hanno la possibilità di visitare il Trullo Sovrano, l'unico trullo costruito su due livelli. All'appello manca Luigi che si è attardato in partenza per scattare le ultime foto ai "sassi" e poi ha sbagliato strada dirigendosi verso Taranto anziché girare per Alberobello. Rientrerà in gruppo alla successiva sosta a Conversano prima di essere nuovamente protagonista di un'altra disavventura. A pochi chilometri da Conversano, dove il vice presidente dell'Audax Randonneur Italia, Carlo Sulas, ha allestito un ottimo pranzo a base di orecchiette pugliesi al sugo ed altre prelibatezze presso il negozio Cyclon Store, per un improvviso rallentamento del gruppo Rolando tampona Roberto di Biella. Risultato: caduta senza gravi conseguenze per Rolando e rottura del forcellino posteriore per Roberto che deve essere caricato sul furgone. Durante il pranzo i meccanici del negozio provvedono rapidamente alla riparazione della bici di Roberto. L'altro Roberto (di Roma), raggiunto dal resto della ciclofamiglia (la moglie Daniela, valida ciclista, e i piccoli Andrea e Arianna) si appresta ad accomiatarsi dal gruppo. Pedalerà ancora fino a Bari per poi continuare la vacanza pugliese con i suoi cari. Si riparte ben rifocillati da Conversano e, al termine di una veloce discesa, si arriva in vista dell'Adriatico. Gli ultimi chilometri scorrono via rapidi sul lungomare fino all'ingresso del porto di Bari dove ad attendere i ciclisti c'è Patrizia che parteciperà solo alle tappe greche. Qui iniziano le lunghe procedure di imbarco. Nello scaricare i bagagli dal furgone Luigi si accorge che manca la sua valigia. Dopo una rapida indagine ci si rende conto che il bagaglio è rimasto all'hotel di Matera. Per fortuna mancano quasi tre ore al momento della partenza della nave e grazie ad un taxi attivato dall'hotel il "distratto" Luigi può rientrare in possesso della valigia. Alle 19.30 la nave salpa verso la Grecia. Il morale del gruppo è alto. Domani sera saremo ad Olimpia.
Quinta tappa: Patrasso -
Olimpia (111 km, 455 metri di dislivello) 20 aprile 2016: per la prima volta dall'inizio della ciclopedalata la sveglia per i ciclisti e i loro accompagnatori non suona alle 6.20. La traversata dell'Adriatico si protrarrà per l'intera mattinata e pertanto si può poltrire a letto, anzi nella cuccetta, a piacimento. Lo sbarco di uomini (e donne) e mezzi a Patrasso avviene con relativa rapidità e dopo un pranzo a buffet nell'unico punto all'ombra dell'area portuale, alle 13.15 si inizia a pedalare sulle strade greche. Dopo un breve tratto sul lungomare ci immettiamo, frazionati in tre gruppi, su una strada a scorrimento veloce non molto trafficata e con una piacevole brezza alle spalle. Percorsi i primi chilometri, i timori della vigilia, riguardo il traffico ed il fondo stradale, per fortuna si ridimensionano. L'unico ristoro di giornata è posto in un'area di servizio intorno al 60esimo chilometro. Qui incontriamo un cicloturista francese che, abbigliato in maniera non proprio ortodossa dato il clima (camicia di flanella, maglioncino e giacca a vento imbottita), sta girando l'Europa da mesi senza un itinerario ben definito. Intorno alle 17.30 arriviamo ad Olimpia, prima meta della ciclopedalata, e sostiamo a lungo di fronte al cartello stradale col nome della città per documentare in maniera inequivocabile, con un'infinità di foto e selfie, il raggiungimento di questo primo obiettivo. La cittadina di Olimpia è letteralmente invasa da atleti, delegazioni dei vari comitati olimpici nazionali e da tantissimi turisti in attesa del fatidico momento dell'accensione della fiaccola olimpica fissato per le ore dodici di domani. Mancano quasi tre
ore alla cena per cui molti ne approfittano per visitare
l'interessantissima area archeologica e alcuni riescono,
addirittura, ad entrare gratis esibendo il badge dell'Associazione
Pedalando nella Storia evidentemente scambiato per quello di
un'importante delegazione ufficiale.
Sesta tappa: Olimpia - Levidi (100 km, 2.000 metri di dislivello) 21 aprile 2016: siamo finalmente giunti al D-Day!!! Oggi a mezzogiorno, nell'antico stadio di Olimpia, ove nel 776 a.C. si svolse la prima delle 293 edizioni dei Giochi Olimpici dell'antichità, inizierà la cerimonia di accensione della torcia olimpica. Con largo anticipo
ci sistemiamo in buona posizione sulle tribune d'erba dello stadio
destinate al pubblico sotto un sole implacabile che metterà tutti
a dura prova. Il colpo d'occhio è emozionante. Sull'altro lato
dello stadio sono disposti centinaia di ragazzi ciascuno con una
bandiera di uno stato aderente al CIO (Comitato Internazionale
Olimpico). All'interno della pista si trovano le delegazioni
ufficiali invitate alla cerimonia tra le quali abbiamo rischiato
di finire anche noi visto che, ad un punto di controllo fuori
dello stadio, come già ieri all'ingresso dell'area archeologica, i
nostri badge erano stati scambiati per quelli di chissà quale
importante istituzione sportiva (tra quattro anni li
"taroccheremo" meglio). Alle 12.00 in punto, dopo che le bandiere del CIO, del Brasile e della Grecia sono stati innalzati sui pennoni ai lati della pista, iniziano i discorsi di saluto del presidente del CIO, Thomas Bach, e dei presidenti dei comitati olimpici brasiliano e greco. Segue una breve pausa per permettere l'accensione del fuoco sacro di Olimpia. Ciò avviene, come da tradizione, al di fuori dello stadio (e perciò dalla vista degli spettatori), di fronte ai resti del tempio di Zeus, ad opera di una sacerdotessa in costume d'epoca che utilizzando uno specchio ustore a forma di parabola fa convergere i raggi del sole sulla torcia. L'arrivo del fuoco nello stadio è preceduto da una lunga e suggestiva coreografia ispirata ai riti sacri in onore di Zeus, a cui erano dedicati i Giochi Olimpici nell'antichità. Finalmente la sacerdotessa portatrice del sacro fuoco di Olimpia fa il suo ingresso nella pista tra un'autentica ovazione del pubblico e con la fiamma del suo braciere accende la torcia del primo tedoforo che, percorrendo di corsa tutto lo stadio, da il via alla lunga staffetta che si concluderà il 5 agosto nello stadio Olimpico di Rio de Janeiro con la cerimonia di inaugurazione dei XXXI Giochi Olimpici dell'era moderna. Finita
la cerimonia torniamo rapidamente all'hotel ove ci attende il
pranzo a base di un "pasticcio" (così definito dall'albergatore
Panagiotis) che vagamente ricorda una pasta al forno o una
lasagna. Poco prima delle 15.00 partiamo per la tappa più breve dell'intera ciclopedalata: da Olimpia a Levidi, 100 km ma quasi 2.000 metri di dislivello. La
strada, in discrete condizioni di manutenzione, è pressoché
deserta. Si sale progressivamente attraversando piccoli paesini
con un paesaggio che a tratti ricorda le nostre Alpi. Poco dopo il
primo ristoro, 45° km, il furgone su cui sono caricati tutti i
bagagli e le vettovaglie inizia ad avere problemi meccanici con
repentini cali di potenza. Inizia una convulsa serie di telefonate con l'autonoleggio di Roma, con l'assistenza Mercedes in Grecia e con l'albergo di Levidi per comunicare i nostri problemi e la necessità di essere recuperati da un loro mezzo. Per fortuna dopo una serie di tentativi il furgone riparte e, seppur a singhiozzi, arriva in hotel contemporaneamente all'arrivo dei ciclisti. L'hotel
di Levidi -"Levidi
Suites"-, località sciistica del Peloponneso, è molto
bello e accogliente e anche la cena risulta assai gradita. Alle
22.30, accolto da un meritato applauso, fa il suo ingresso in
hotel Giuseppe che ha percorso più di metà tappa sul tandem da
solo a causa di un'indisposizione (per fortuna rapidamente
risoltasi) di Teresa costretta a salire sull'automobile dopo il
ristoro.
Settima tappa: Levidi - Atene (185 km, 1.830 metri di dislivello) 22 aprile 2016: si riparte da Levidi al solito orario (07.45) con una temperatura assai prossima allo zero. Per di più i primi chilometri sono in discesa e ciò crea non pochi problemi ai ciclisti. Per fortuna dopo una decina di chilometri si inizia a salire per quella che sarà l'ultima vera asperità della ciclopedalata e così ci si può scaldare un po'. Il clima in corsa è festoso e rilassato, anche troppo visto che il "solito" Luigi ne fa un'altra delle sue. Giunto al valico (1.200 metri circa slm) si ferma, come tutti, a fare le foto e al momento di ripartire pensa bene di inforcare la bici di Fabio (che solo vagamente assomiglia alla sua) affrontando a tutta la successiva discesa. Alla prima "cambiata" si rende conto che le leve non rispondono ai suoi comandi (visto che sono di una marca diversa e vanno azionate differentemente) per cui, ancora inconsapevole del "furto" perpetrato, si ferma ad attendere Rolando per chiedergli lumi. Ed è proprio Rolando, che nel frattempo aveva vissuto il "dramma" di Fabio a cui era sparita, nel punto più desolato e disabitato del Peloponneso, la sua bici, a spiegare pietosamente al buon Luigi cos'era in realtà accaduto. Restituite le bici ai rispettivi proprietari si prosegue verso il ristoro di Nemea. Qui i ciclisti trovano ad attenderli solo l'automobile di Enrica e Nathalie stipata di vivande e bottiglie visto che il furgone è andato direttamente in un'autofficina Mercedes a Corinto per le riparazioni del caso. La sosta si effettua nel parcheggio dello stadio di Nemea dove nell'antichità si disputavano dei giochi secondi, per importanza, solo a quelli di Olimpia. Molti approfittano della sosta per visitare l'antico stadio assai ben conservato. Oramai siamo giunti in pianura ed il paesaggio cambia decisamente. Iniziamo ad attraversare centri abitati sempre più grandi e trafficati fino a Corinto dove, subito dopo il ponte sull'istmo, è allestito il secondo ristoro di giornata. Per fortuna il furgone è stato riparato ed è lì ad attenderci. Mancano, a questo punto, un'ottantina di chilometri fino allo stadio Panathenaico ove si concluderà la ciclopedalata. I due automezzi puntano direttamente ad Atene per scaricare i bagagli in hotel mentre i ciclisti, divisi in tre gruppi, affrontano quest'ultimo tratto in un traffico crescente di auto e camion. La strada verso Atene corre a tratti lungo la costa con bellissime vedute sulle numerose isole tra cui quella famosa di Salamina teatro, nel 480 a.C. di una famosa battaglia navale che vide l'esigua flotta greca comandata da Temistocle prevalere sull'imponente flotta persiana di Serse I. L'ultima sosta si effettua, in un frastuono indescrivibile di traffico, presso il monastero di Dafni, alla periferia di Atene. I ciclisti si ricompattano e, sempre suddivisi in tre gruppi per evitare di creare intralcio al traffico veicolare, procedono lentamente verso l'arrivo. Alle 17.30 arriviamo allo stadio Panathenaico. Con il capitano Nunziato in testa, facciamo l'ingresso trionfale sulla pista nera che nel 1896 vide la rinascita dei giochi olimpici dopo quindici secoli di oblio e, più recentemente, fu teatro del trionfo di Stefano Baldini nella maratona olimpica del 2004. Al termine della solita infinità di foto con tutti gli sfondi possibili ed immaginabili, compresa "un'ammucchiata" sul podio olimpico, c'è un breve scambio di doni con una funzionaria dell'HOC (Hellenic Olympic Committee) che consegna a ciascun partecipante una copia dell'interessante libro sulla storia dello stadio Panathenaico. La ciclopedalata è finita. Non ci sembra vero che solo sei giorni fa a quest'ora stavamo dalle parti di Terracina sulle rive del mar Tirreno e ora ci troviamo nella capitale della cultura classica sulle rive del mar Egeo. Con un ultimo sforzo smontiamo le biciclette, le carichiamo sul furgone e poi tutti in hotel per il meritato riposo ed un'indimenticabile cena sul roof garden con vista sull'Acropoli illuminata. Il dopo cena è dedicato ai bilanci finali, alla consegna dei diplomi di partecipazione e alla presentazione della prossima ciclopedalata. Nel 2017 ricorrerà
il cinquecentenario della Riforma Protestante e nel mese di luglio
si pedalerà dalla Città del Vaticano alla città tedesca di
Wittenberg, in Sassonia a pochi chilometri da Berlino, ove il 31
ottobre 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero affisse sulla
porta principale della Schlosskirche (la cattedrale) le sue
celebri 95 tesi contro la vendita delle indulgenze dando, di
fatto, l'avvio alla Riforma Protestante.
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