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Prima tappa: Assisi - Firenze - San Baronto 9/10 luglio 2014: La ciclopedalata storico/rievocativa del 2014 organizzata dall’Associazione Pedalando nella Storia – Maurice Garin non poteva che essere dedicata alla memoria di Gino Bartali nel centenario della sua nascita. Ventitré i partecipanti, tra ciclisti ed accompagnatori, che nel pomeriggio del 9 luglio si radunano in un circolo sportivo di Santa Maria degli Angeli per affrontare l’impegnativo percorso della ciclopedalata che si snoderà sulle strade umbre e toscane. Anche quest’anno sono presenti due atleti non vedenti, Angelo Bella e Cinzia Coluzzi, sui tandem. La presenza femminile è completata, oltre che dalle tre validissime accompagnatrici, Alessandra, Maria Carla e Paola, da Marina Dionisi, randonneur di razza. Alle 19.00 in punto, scortati da due auto dei Vigili Urbani, i ciclisti muovono in gruppo alla volta di Assisi per la benedizione impartita da frate Antonello presso la Basilica Inferiore e la successiva cerimonia di partenza al Museo della Memoria. Qui la direttrice del Museo, la dottoressa Marina Rosati, accoglie i ciclisti e li conduce per le sale dove sono conservate le testimonianze dell’occupazione nazista di Assisi dal 1943 al ’44. Sono presenti anche l’assessore allo sport, Francesco Mignani, il meccanico di Bartali e attuale organizzatore del ciclopellegrinaggio annuale da Terontola ad Assisi, Ivo Faltoni, ed il figlio del grande campione, Andrea. Questi, al termine della cerimonia, consegna a ciascun ciclista, nell’atrio del museo ove è conservata la macchina da stampa che i tipografi Brizi usavano durante la guerra per stampare i documenti falsi portati a Firenze in bicicletta da Bartali, un fac-simile di detti documenti in cui è riportato un cognome ebreo accanto a quello del ciclista. Alle 20.40, con il sole che inizia a calare sull’orizzonte, i corridori partono alla volta di Firenze indossando, sopra la maglia ufficiale della manifestazione, le pettorine catarifrangenti gialle con i loghi di Pedalando nella Storia, di Amnesty International e con i cinque anelli olimpici così come furono disegnati cento anni fa esatti dal barone Pierre de Coubertain e presentati al congresso del CIO del 1914 nel ventennale della sua fondazione. Nubi minacciose si profilano all’orizzonte e ogni tanto si vede un lampo che squarcia il buio della notte. La prima sosta si effettua a Passignano sul Trasimeno dove i ciclisti possono rifocillarsi con dolci e frutta. Di lì si prosegue in gruppo fino alla stazione ferroviaria di Terontola dove molte volte Gino Bartali sostò durante i suoi tragitti da Assisi a Firenze e viceversa. Sotto la lapide dedicata a Bartali all’interno della stazione, il suo vecchio meccanico Ivo Faltoni racconta alcuni aneddoti relativi alle coraggiose imprese di Gino Bartali durante l’occupazione nazista che contribuirono a salvare la vita di molti cittadini ebrei. Si riparte sotto un cielo che non promette nulla di buono e infatti ad Arezzo inizia a piovere con sempre maggiore insistenza. La sosta successiva si effettua a Ponte a Buriano sfruttando un momento di tregua della pioggia. I ciclisti arrivano in Valdarno e tra uno scroscio e un altro si fermano per l’ultima volta sotto la pensilina di una stazione di servizio a Figline Valdarno per l’ultimo carico di carboidrati. Inizia a questo punto il tratto più impegnativo della tappa con la salita verso Brollo. La pioggia si attenua fino a cessare del tutto e quando inizia ad albeggiare i ciclisti affrontano, bagnati ed infreddoliti, la lunga discesa verso Ponte a Ema ove si trova, sulla via Chiantigiana, la casa natale di Gino Bartali. Breve sosta sotto la tettoia del Museo del Ciclismo Gino Bartali per aspettare i ritardatari e poi via tutti assieme fino al Circolo Canottieri Comunali di Firenze dove alle 6.30 e dopo 200 km si conclude la prima parte della tappa inaugurale della ciclopedalata. I ciclisti hanno la possibilità di fare la doccia, di cambiarsi, di far colazione con cornetti caldi appena sfornati e di riposare alcune ore nei locali del circolo sulle rive dell’Arno fino alle 11.00 quando si riparte alla volta dell’Orto dei Giusti. Qui, alla presenza dell’assessore allo sport di Firenze, Andrea Vannucci, del presidente della Comunità Ebraica fiorentina, dottoressa Sara Cividalli, del vicepresidente dell’Associazione Giglio Amico, Piero Vannucci (solo omonimo dell’assessore), del direttore del Museo del Ciclismo Gino Bartali, Andrea Bresci, e dell’altro figlio di Bartali, Luigi, si svolge una breve cerimonia commemorativa durante la quale ogni ciclista consegna alla dottoressa Cividalli il documento preso in consegna ad Assisi con un gesto simbolico che rievoca quanto fatto dal grande campione, “Giusto tra le nazioni”, a favore degli ebrei durante la guerra. Dopo l’immancabile ristoro nel parco circostante l’Orto dei Giusti, verso le 13.30 si riparte per l’ultimo segmento di questa interminabile prima tappa. Si attraversa, con qualche difficoltà per via del traffico, Firenze e si imbocca la via Pistoiese. L’arrivo è posto in salita a San Baronto, patrono dei ciclisti toscani. In totale sono stati percorsi poco più di 240 km. In serata, dopo cena, c’è una piccola appendice con la partecipazione di tre “volontari”, Andrea, Giuseppe e Marina, alla “Florence byke night” organizzata dall’Associazione Giglio Amico. In macchina, con le bici al seguito, i tre raggiungono Firenze e lì si aggregano al serpentone di ciclisti fiorentini che festeggia il centenario dell’illustre concittadino per le vie del centro storico. Dopo essersi affacciati dallo spettacolare balcone di piazzale Michelangelo, i ciclisti raggiungono il Museo del Ciclismo Gino Bartali a Ponte a Ema per poi far ritorno nel centro storico e di lì al Parco alle Cascine dove si conclude la ciclopedalata notturna con una gran mangiata di cocomero. Seconda tappa: San Baronto - Lido di Camaiore - Casalguidi - San Baronto 11 luglio 2014: la tappa odierna, inserita tra due assai impegnative, sarà di tutto riposo….o quasi. Partenza con molta calma verso le 10.00 alla volta di Lido di Camaiore dove i ciclisti arrivano poco prima delle 13.00. Ci si ferma al Parco Pitagora dove già dodici mesi fa i ciclisti impegnati nella ciclopedalata Roma Parigi sostarono per un pantagruelico ristoro organizzato dalla signora Cinzia che gestisce il parco. Anche questa volta l’accoglienza è a dir poco entusiasmante e i ciclisti, un po’ per fame un po’ per gola, non accennano ad allontanarsi dalla tavola imbandita. E come l’anno scorso anche questa volta “Cuore matto” Franco Bitossi ci onora della sua presenza raccontandoci aneddoti della sua splendida carriera. Verso le 14.30 sei ciclisti ripartono in bici alla volta di San Baronto mentre gli altri, come da programma, si trasferiscono al vicino stabilimento Marusca per un riposino sotto l’ombrellone ed un bagno al mare. Dopo un paio d’ore scarse di completo relax si risale in sella per pochi chilometri fino alla stazione ferroviaria di Viareggio dove si prende il treno per Pistoia. Alcune bici viaggiano sul treno altre sono caricate sul furgone d’appoggio. Purtroppo Davide, giovane ciclista d’epoca che ha pedalato su una bellissima bici degli anni venti che mette fatica solo a guardarla, è costretto ad abbandonare a malincuore il gruppo per tornare, sempre in treno, a Cremona dove lo attendono inderogabili impegni di lavoro. Nel breve tragitto (14 km) tra la stazione di Pistoia e l’hotel di San Baronto viene inserita una deviazione per Casalguidi dove, nel locale cimitero, i ciclisti, compresi quelli che sono tornati in bici da Lido di Camaiore, incontrano la signora Sabrina, moglie del compianto campione e CT della nazionale di ciclismo Franco Ballerini che proprio quest’anno avrebbe compiuto 50 anni. Dopo un momento di raccoglimento di fronte alla tomba del vincitore di due Paris Roubaix, gli organizzatori della ciclopedalata donano alla signora Ballerini un blocchetto di pavé ricordo della recente trasferta nell’Inferno del Nord di alcuni ciclisti dell’Associazione Pedalando nella Storia. All’arrivo a San Baronto il contachilometri segna un centinaio di chilometri. Domani sarà molto più dura. Terza tappa: San Baronto - Chiusi della Verna 12 luglio 2014: dopo aver ricordato nella prima tappa il Gino Bartali “postino per la pace” e nella seconda il Gino Bartali padre di famiglia che portava in villeggiatura, al ritorno dal Tour de France, moglie e figli in Versilia, oggi ricorderemo il Gino Bartali grande campione e grande scalatore (2 vittorie nel Gran Premio della Montagna al Tour e 7 al Giro) e perciò le salite non mancheranno di certo. I primi chilometri scorrono velocissimi tra la discesa di San Baronto e la strada a scorrimento veloce, trafficatissima, fino a Calenzano. Qui si inizia progressivamente a salire verso Barberino del Mugello ed il gruppo si sfilaccia progressivamente. Il primo ristoro è posto sul lago di Bilancino e alla conta manca Massimo la cui descrizione, sulla home page del sito www.pedalandonellastoria.net recita: ”genuino interprete del ciclismo senza fretta ed instancabile pedalatore sempre alla ricerca della linea più curva, spezzata e panoramica possibile per unire i due estremi di ogni itinerario potenzialmente rettilineo”. Conoscendo, inoltre, i suoi rituali in tema di ristori estemporanei in corsa (soste prolungate ai bar con degustazione di caffè e lettura di giornale) nessuno si preoccupa più di tanto fino a quando il suo ritardo inizia ad essere ingiustificabile anche ipotizzando una sosta in ognuno dei bar da Calenzano al lago di Bilancino. Il suo telefono è muto e si decide, quindi, di inviare Alessandra e Alessio (quattro partecipazioni alle ciclopedalate storiche, due volte come ciclista ed altrettante come validissimo accompagnatore) alla ricerca del disperso con la macchina al seguito. La spedizione da esito negativo e dopo circa un’ora, con una preoccupazione crescente, si decide di proseguire verso il ristoro di Vicchio. Superato Borgo San Lorenzo ed imboccata la tranquilla strada per Vicchio (paese natale della mamma di Bartali) arriva la telefonata di Massimo che candidamente ci chiede come mai non siamo ancora arrivati all’azienda agricola “Il Forteto” di Vicchio dove lui ci attende già da un po’ di tempo. La tensione si stempera immediatamente (soprattutto per Paola, nonostante sia, suo malgrado, allenatissima a gestire situazioni del genere) e all’arrivo al Forteto Massimo ci spiega di aver semplicemente seguito le frecce per il lago di Bilancino e di aver, pertanto, pedalato sulla riva opposta a quella dove lo attendevamo infliggendoci, alla fine, più di mezz’ora di distacco. All’azienda agricola “Il Forteto” ci attendono anche i bambini di una locale scuola di ciclismo tra i cui istruttori c’è Piero che sta partecipando alla ciclopedalata. Prima di metterci a tavola veniamo invitati dal direttore Francesco a visitare il caseificio dove si producono formaggi esportati in tutto il mondo. Il pranzo è di quelli che si ricordano e si smaltiscono con difficoltà soprattutto se pochi chilometri dopo essere ripartito (a fatica….) devi affrontare la lunga salita che porta al valico Croce ai Mori (955 m.s.l.m.). La temperatura è fresca considerando che siamo in pieno luglio e allo scollinamento iniziano a farsi sempre più minacciose scure nubi accompagnata da tuoni in lontananza. Al termine della veloce discesa fino a Poppi, ove è posto l’ultimo ristoro di giornata, si valuta bene la situazione. Le due soste al lago di Bilancino e al Forteto si sono prolungate oltre misura e siamo, quindi, in sensibile ritardo rispetto alla tabella di marcia. Inoltre verso nord, in direzione dell’eremo di Camaldoli, il cielo è nero plumbeo e considerando che dopo l’eremo dovremmo affrontare il passo dei Fangacci su strada bianca in discesa si decide prudentemente di proseguire verso Bibbiena per affrontare la salita verso Chiusi della Verna, ove è posto l’arrivo, da quel versante. Il “Team dall’Abruzzo con furore” (Marina, il quasi ottuagenario Nunziato e Orso Marsicano Rolando) assieme a Giuseppe e Claudio decidono di sfidare il maltempo e proseguono sul percorso programmato alla volta di Camaldoli. Gli altri arrivati a Bibbiena affrontano i venti chilometri di salita, con un insolito traffico d’auto d’epoca evidentemente dirette ad un raduno, che li porteranno, evitando quasi sicuramente la pioggia, a Chiusi della Verna. Tutto procede bene fino a dodici chilometri dall’arrivo quando i ciclisti hanno l’amara sorpresa di vedersi sbarrare la strada dagli organizzatori della gara per auto d’epoca. A nulla valgono le proteste per la mancata segnalazione dell’evento ai piedi della salita e pertanto si decide di tornare indietro, perdendo preziose centinaia di metri di dislivello già conquistati, fino a Bibbiena e di affrontare un ulteriore versante della salita. In tutto saranno trenta chilometri supplementari ma quel che più conta è che l’allungamento dei tempi consentirà alle nuvole che finora incombevano solo verso Camaldoli di raggiungerci e scaricarci addosso un’abbondante dose di pioggia che ci accompagnerà per quasi tutta la salita. Nel frattempo giungono notizie degli “abruzzesi e company” che, dopo essere transitati per Camaldoli e aver affrontato l’impegnativa discesa verso Badia Prataglia, sono bloccati in quel paesino dalla pioggia e dalla chiusura anche di quella strada per la Verna a causa della suddetta gara automobilistica. La cena al Pastor Angelicus, l’hotel per pellegrini dove trascorreremo la notte a Chiusi della Verna, sarà servita inderogabilmente alle 19.00 per cui si aumenta il ritmo per arrivare in tempo utile quanto meno per riuscire a fare una doccia prima di andare a tavola mentre i cinque bloccati a Badia Prataglia ceneranno lì in maniera autonoma dopodiché si provvederà ad organizzare una spedizione di recupero. Dopo una lauta cena Alessio e Massimo, accertatisi della conclusione della gara automobilistica e della riapertura della strada, partono con la macchina alla volta della pizzeria dove i cinque hanno cenato. In realtà dovranno caricarne solo tre visto che Giuseppe e Rolando, approfittando di una schiarita, hanno deciso di percorrere in bici i venti chilometri che li separano dall’hotel. Una breve passeggiata serale conclude la lunga ed impegnativa tappa (175 km per chi è passato da Bibbiena, un po’ di più per chi è arrivato a Camaldoli). Quarta tappa: Chiusi della Verna - Assisi 13 luglio 2014: l’ultima tappa parte sotto le nuvole con una pioggerellina che va e viene. Si scende abbastanza rapidamente a Caprese Michelangelo e poi ad Anghiari dove Luigi saluta la compagnia e prosegue, con il bagaglio in spalla, verso Arezzo sperando di trovare, in una giornata di sciopero dei ferrovieri, un treno regionale per Firenze ove in serata prenderà la Freccia Rossa (che non sciopera) per Torino. Sarà fortunato e riuscirà a tornare a casa. Gli altri proseguono fino a Monterchi per il primo ristoro che si svolge nel giardino antistante il museo ove è conservato il celebre affresco di Piero della Francesca la Madonna del Parto. Quasi tutti ne approfittano per visitare anche l’interessante Museo delle bilance. Si continua a pedalare lungo la valle del Tevere transitando, nei pressi di Città di Castello, a Nuvole dove la famiglia Bartali trascorse parecchi mesi durante la guerra. Verso le 13.00 si arriva ad Umbertide e lì, nel giardino sulle rive del Tevere, viene servito il pranzo preparato da un ristorante locale. Quando ci si accinge a ripartire veniamo raggiunti da Giuseppe Bagliani, l’organizzatore della Granfondo Strasubasio, che ha pedalato con noi su bici d’epoca durante la prima notte da Assisi a Firenze. A ognuno regala un pacco gara della Strasubasio contenete la maglietta e una bottiglia d’olio. Mancano oramai poco più di 40 chilometri all’arrivo. Nei pressi di Perugia si effettua una breve deviazione per Ripa, delizioso borgo medioevale nella cui piazza principale si trovano affiancate due targhe in marmo dedicate ai due grandi campioni che infiammarono gli animi dei tifosi nel dopoguerra: Coppi e Bartali. Gli ultimi chilometri verso il circolo sportivo di Santa Maria degli Angeli scorrono via veloci con lo splendido panorama di Assisi arroccata sul Monte Subasio sullo sfondo. All’arrivo al circolo, dopo 123 chilometri, i ciclisti hanno la graditissima sorpresa di essere accolti dal signor Ugo Sciamanna con la moglie ed il figlio Marco. Il signor Ugo è il nipote di Trento Brizi che assieme al padre Luigi gestiva la tipografia di Assisi nella quale durante la guerra, con rischi enormi, venivano stampati i documenti falsi trasportati poi da Gino Bartali a Firenze in bicicletta. Il signor Ugo racconta con dovizia di particolari i dettagli della meritevole attività clandestina dei suoi avi smentendo quanto erroneamente riportato in alcuni testi ed articoli e cioè che la stampa dei documenti falsi avvenisse nottetempo dopo la chiusura della tipografia. La macchina da stampa, conservata ora nell’atrio del Museo della Memoria, era troppo rumorosa per poter essere utilizzata nel silenzio della notte assisana e, pertanto, i due coraggiosi tipografi stampavano le carte d’identità con i nomi ebraici contraffatti in pieno giorno tra un lavoro ed un altro celandole immediatamente tra le altre cartelle stampate. Il signor Ugo consegna poi a ciascun ciclista, analogamente a quanto fatto da Andrea Bartali quattro giorni prima proprio davanti alla macchina tipografica dei signori Brizi, un’ulteriore copia della carta d’identità personalizzata in ricordo di questa bella ciclopedalata. Appuntamento nel 2015 sulle Dolomiti, a cent’anni dallo scoppio della Grande Guerra in Italia, per pedalare nei luoghi dove la migliore gioventù d’Europa combatté senza tregua per quattro anni in una delle peggiori carneficine della storia. |