Home | Calendario | Resoconti e foto | Iscrizioni | Siti amici | Contatti | Tesseramento | Pedaliamo a...

Prologo: Roma - Vetralla

12 luglio 2013: alle ore 16.30 in punto prende il via dallo Stadio dei Marmi la Ciclopedalata Roma Parigi organizzata dall’Associazione Pedalando nella Storia in concomitanza con la disputa della centesima edizione del Tour de France. La partenza è stata preceduta da una breve cerimonia coordinata dalla sezione romana dell’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia alla quale hanno partecipato ex atleti azzurri ed olimpici tra cui Michele Maffei (oro olimpico nella scherma alle Olimpiadi di Monaco ’72), Piero Italiani (due partecipazioni olimpiche nei tuffi), Otello Donati (presidente dell’ANAOAI sez. Roma e più volte azzurro nel triathlon), Bruno Calvia (azzurro nel canottaggio). Dopo il saluto di Roberto Remoli, consigliere provinciale dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti (patrocinante la ciclopedalata), dell'avvocato Gino Iaculli in rappresentanza dell'ACSI e la benedizione di padre Mario, parroco di Santa Maria dei Miracoli a Piazza del Popolo, ventisei ciclisti tra cui cinque atleti non vedenti che pedalano sui tandem, accompagnati da gruppi ciclistici locali dopo aver effettuato un giro sulla pista in tartan del più bel campo d’atletica del mondo muovono alla volta di Vetralla dove è posto l’arrivo del prologo di questa manifestazione. All’imbocco della rampa d’uscita della pista un cartello, che accompagnerà i corridori per nove giorni, ricorda che mancano 1.600 km alla capitale francese. I ciclisti, scortati nei primi chilometri da una pattuglia di vigili urbani, pedalano tutti in gruppo lungo la via Cassia fino in località La Storta dove sono attesi da un nutrito gruppo di parenti di un partecipante che, con un tifo da stadio, augurano il buon viaggio agli intrepidi pedalatori.

Intorno alle 19.30 tutti i partecipanti sono arrivati all’hotel di Vetralla dove, dopo un’abbondante cena, trascorreranno la prima notte.

Prima tappa: Vetralla - Empoli

13 luglio 2013: il cartello stradale itinerante segnala 73 km percorsi e 1.527 km all’arrivo. Alle 7.00 si parte alla volta di Empoli ove è posto il traguardo della tappa odierna. Il percorso si sviluppa pressoché interamente lungo la via Cassia. Il primo ristoro è posto sulle rive del lago di Bolsena dove i ciclisti si ricompattano prima di affrontare gli infiniti sali-scendi della Val d’Orcia. A Ponte d’Arbia, dopo 135 km dalla partenza, presso l’abitazione del Magnifico Rettore dell’Università del Pedale, Italo Gorini, è posto il ristoro per il pranzo. All’ombra dei fichi e delle altre piante da frutto del giardino i ciclisti usufruiscono di un’accoglienza degna di un ristorante a cinque stelle. Con difficoltà e scarsa convinzione verso le 14.00 i pedalatori si rimettono in marcia alla volta di Empoli che raggiungono dopo 226 km totali verso le 18.00.

Un paio di tandem presentano problemi alle ruote e si provvede quindi alla rapida riparazione dei raggi.

Alla cena in hotel sono presenti Andrea Bartali e Gianni Volpi, figli rispettivamente di Gino e Primo, ed il giornalista Giordano Cioli, collaboratore dell’organizzazione per il tratto toscano. I figli dei due campioni toscani raccontano diversi aneddoti legati al Tour de France e non solo e si sottopongono di buon grado alla raffica di foto e di domande dei partecipanti.

Durante la cena viene letto dall’organizzatore Andrea un messaggio di auguri ai ciclisti firmato dal presidente del CONI, Giovanni Malagò.

Seconda tappa: Empoli - Moconesi

14 luglio 2013: i chilometri residui continuano lentamente a calare ed il cartello posto all’ingresso dell’hotel di Empoli ne segnala 1.300 alla Ville Lumiere.

Anche oggi si parte alle 7.00 ed i chilometri scorrono via veloci fino a Lido di Camaiore ove in un parco è situato il primo ristoro. Qui i ciclisti hanno la doppia sorpresa di trovare una tavola imbandita con ogni ben di Dio e di incontrare “Cuore Matto” Franco Bitossi, vincitore di 4 tappe nei due Tour de France a cui ha partecipato e della classifica a punti nell’edizione del 1968.

Durante la sosta viene effettuato un collegamento telefonico con una radio francese, Radio Aligre-fm, per un’intervista in diretta.

I successivi trenta chilometri si sviluppano in una condizione di traffico caotico sulla litoranea della Versilia (oggi è domenica) con non pochi rischi per i ciclisti. La sosta per il pranzo è posta a Borghetto di Vara, paese duramente colpito dall’alluvione di un paio di inverni fa. Opportunamente rifocillati i ciclisti affrontano quindi con un caldo notevole, ma non asfissiante, le impegnative rampe del Passo del Bracco (610 metri s.l.m.) situato a 45 km dal traguardo di Ferrada di Moconesi.

All’arrivo all’ostello della Gioventù i contachilometri segnano 207 km con 1.400 metri di dislivello…e mancano ancora 1.094 km.

Terza tappa: Moconesi - Biella

15 luglio 2013: sulla carta la tappa odierna, da Ferrada di Moconesi a Biella, si presenta come una delle più impegnative dell’intera ciclopedalata. Non tanto per la lunghezza ed il dislivello, sovrapponibili a quelle del giorno precedente, ma per le probabili difficoltà climatiche legate all’attraversamento delle pianure vercellesi notoriamente afose nei mesi estivi.

La prima sosta si effettua presso il Museo dei Campionissimi a Novi Ligure dove i ciclisti sono accolti da Angelo Fausto Coppi figlio del Campionissimo a cui viene donata la maglia ufficiale della manifestazione ed un diploma di partecipazione. Al momento della partenza dal museo si aggrega al gruppo Davide, giovane cultore del ciclismo d’epoca, che con abbigliamento e velocipede degli anni ’20 del secolo scorso, ci accompagnerà per due giorni fino al confine con la Francia.

L’attraversamento delle risaie vercellesi risulta meno drammatico delle previsioni. L’aria è calda ma l’umidità è contenuta e all’arrivo a Vercelli, scortati da gruppi ciclistici locali, gli atleti possono rifocillarsi all’ombra degli alberi di Viale Garibaldi dove il comune e l’Azienda Turistica Locale offrono un ristoro a base di bevande fresche e dolci.

Verso le 15.30 arrivano a Vercelli anche i cinque ciclisti impegnati nel “percorso argento” provenienti da Cremona, città europea dello sport 2013. Sia il comune di Cremona che la locale sezione del Panathlon, il cui vicepresidente dott. Enrico Porro è presente alla ciclopedalata, hanno concesso il loro patrocinio alla manifestazione. Da questo momento in poi il gruppo sarà composto da 31 ciclisti (10 dei quali sui 5 tandem) e dai 4 angeli custodi (Alessandra, Claudio, Maria Carla e Sonia) che si alterneranno alla guida dei tre veicoli di supporto.

Dopo una lunga sosta sotto le fresche fronde di viale Garibaldi i ciclisti ripartono alla volta di Biella dove si concluderà la tappa. L’arrivo ufficiale è posto di fronte alla sede dell’Azienda Turistica Locale patrocinante, al pari del comune di Biella, la manifestazione.

Scattate le foto di rito i ciclisti si trasferiscono nel quartiere storico biellese del Piazzo ove nell’ex carcere è situato l’ostello della gioventù scelto per trascorrere la notte.

La cena, offerta dal presidente dell’ATL biellese Gabriele Martinazzo, si svolge nel bellissimo chiostro di San Sebastiano. Alla cena sono presenti anche l’architetto Paolo Maggia, già presidente del Consiglio Provinciale di Biella e attuale presidente dell’Azienda pubblica di energia e telecomunicazioni ENER.BIT oltre che grande appassionato e praticante di ciclismo ed il presidente della locale sezione del Panathlon Fabrizio Corbetta. Al termine della cena avviene uno scambio di targhe e di magliette tra l’Associazione Pedalando nella Storia e gli amministratori biellesi.

Tornando verso l’ostello dopo la cena la luna, al suo primo quarto, illumina verso nord le montagne che domani mattina i ciclisti dovranno affrontare.

Quarta tappa:  Biella - La Thuile

16 luglio 2013: scortati nei primi chilometri da una pattuglia di vigili urbani e dopo la benedizione del parroco della vicina chiesa di san Giacomo, i ciclisti affrontano la salita che li condurrà allo spettacolare scenario di Croce Serra. La successiva discesa verso Settimo Vittone e l’imbocco della statale della Valle d’Aosta mette a dura prova i freni delle bici ed in particolar modo dei tandem. Dopo un breve ristoro volante i ciclisti puntano verso Aosta dove saranno accolti presso la Cittadella dei Giovani per un rinfresco offerto dal direttore della struttura culturale/ricreativa, dott. Roberto Poletti, anche lui tra i partecipanti alla ciclopedalata. Tutti quanti indossano la maglia a pois in tono con l’ambiente montano in cui ci troviamo ed il colpo d’occhio complessivo è decisamente suggestivo. Il cartello chilometrico itinerante segnala che ci troviamo esattamente a metà percorso: 800 km già percorsi, altrettanti da percorrere.

Scortati da ciclisti locali i corridori, dopo la sosta, percorrono i pochi chilometri che li separano da Arvier, paese natale di Maurice Garin il vincitore del primo Tour de France nel 1903. Di fronte al monumento che ricorda le gesta di Garin, il sindaco del paese Mauro Lucianaz, racconta la storia di questo ragazzo emigrato in Francia all’età di 13 anni per lavorare come spazzacamino e diventato successivamente un ciclista professionista. Nel 1901 Garin optò per la cittadinanza francese e così la prima casella dell’albo d’oro del Tour risulta occupata da un corridore transalpino. Davide, il ciclista “d’epoca” che con i suoi 28 anni è il più giovane del gruppo e Nunziato che ha mezzo secolo esatto più di Davide, depongono un mazzo di fiori sul monumento di Maurice Garin e dopo un ulteriore rinfresco a base di bevande e dolci i ciclisti concludono la breve tappa (134 km in tutto) a La Thuile posta a metà dell’ascesa verso il Piccolo San Bernardo.

In serata si scatena un temporale che non lascia presagire nulla di buono per l’indomani.

Quinta tappa:  La Thuile - Bellegarde sur Valserine

17 luglio 2013: in realtà la pioggia termina prima della partenza dei ciclisti. I più tranquilli si mettono in moto poco prima delle 7.00 mentre gli “agonisti” partono una quarantina di minuti più tardi. Dopo 13,5 km di ascesa un cartello posto in cima al valico del Piccolo San Bernardo (2189 m s.l.m.) ci informa che siamo entrati in Francia. I successivi trenta chilometri di discesa fino a Bourg Saint Maurice verranno interamente scontati con gli interessi nella successiva impegnativa salita del Cormet de Roselend (1970 m s.l.m.) ove è posto un ristoro volante. Seguono ulteriori quaranta chilometri di discesa fino ad Albertville dove inizia la pista ciclabile che porterà i ciclisti fino ad Annecy. Poco prima della cittadina posta sulle rive dell’omonimo lago i ciclisti si raggruppano in corrispondenza di una stazione ferroviaria abbandonata e attualmente adibita a punto di ristoro lungo la pista ciclabile. Di lì procedendo in gruppo arrivano alla periferia nord di Annecy, precisamente a Meythet, dove alcuni cittadini di origine italiana hanno organizzato un ristoro con salumi e formaggi italiani, oltre che con bevande di ogni tipo, particolarmente gradito ai ciclisti.

Gli ultimi 40 km vengono percorsi di gran lena sotto un cielo sempre più nero solcato da improvvisi lampi e scosso da tuoni sempre più forti. In pochissimi riescono ad arrivare a Bellegarde, punto d’arrivo della tappa, indenni. I più percorreranno gli ultimi chilometri sotto un violento temporale che continuerà, con minore intensità, per tutta la serata.

Il motel di Bellegarde è sprovvisto di ristorante e così, come già preventivato, la cena sarà preparata dai soliti 4 “angeli custodi” che offriranno agli affamati ciclisti (che si sono sobbarcati poco meno di 200 km con due passi alpini e poco più di 2.700 metri di dislivello) due tipi di pasta, affettati vari, frutta e dolci.

Sesta tappa:  Bellegarde sur Valserine - Lons Le Saunier

18 luglio 2013: da Bellegarde parte una delle venti Fleches de France, i brevetti permanenti organizzati dall’Audax ClubParisien che arrivano (o partono, visto che possono essere percorsi in entrambi i sensi) tutti quanti a Parigi. A ciascun ciclista e ai quattro accompagnatoriviene, quindi, consegnata la Carte de Route su cui dovranno apporre i varitimbri in località predefinite in modo da attestare l’esatta percorrenza dellaFleche Bellegarde – Paris. Si parte sotto un cielo plumbeo ma senza pioggia e si affronta la lunga, ma non particolarmente impegnativa, salita verso il Colde la Faucille dove è posto il primo controllo ACP che coincide con il ristoro. All’arrivo sul colle le nuvole impediscono ai corridori di godere uno dei più bei panorami alpini con vista sul lago di Ginevra e sulla catena del Monte Bianco. Inizia a questo punto una lunghissima discesa che in pratica terminerà dopo 85 chilometri a Lons le Saunier dove è posto l’arrivo di questa breve tappa (135 km circa). Un secondo ristoro è situato presso il parco naturale delle Cascades du Herisson. Poco dopo l’arrivo a Lons inizia a piovere ma oramai la tappa è conclusa e tutti quanti possono trascorrere il pomeriggio in completo relax.

Oramai Parigi è vicina, mancano solo due tappe e poco più di 400 km, e l’umore generale resta alto.

Settima tappa:  Lons Le Saunier - Saint Florentin

19 luglio 2013: è la giornata del “tappone”. 251 km con 1.700 metri di dislivello e un’unica vera asperità da affrontare (un “muro” di 800 metri con pendenza media del 12% e massima del 19% che tutti quanti, tandem compresi, riusciranno a percorrere senza mettere il piede a terra). Si pedalerà in quella che viene definita la “Francia profonda”, grandi distese di grano e vigneti (siamo in Borgogna), paesaggio collinare, una serie di piccoli villaggi senza tempo e senza segni di modernità, strade poco trafficate e una fitta rete di canali navigabili. Al momento della partenza dall’hotel il cambio della bici del “Capitano” (così viene chiamato Nunziato, il più giovane del gruppo in quanto a spirito e il più anziano secondo quel che dice l’anagrafe – classe 1935) cede di schianto. Ci si rende subito conto che senza l’intervento di un meccanico esperto ed attrezzato non si potrà porre rimedio alla rottura. Per Nunziato è il dramma. Sono le 06.30 e prima delle 09.30 non sarà possibile trovare un negozio aperto, la tappa è troppo lunga per ritardare la partenza e il “Capitano” non intende salire sul furgone per percorrere i primi chilometri in attesa di trovare un meccanico aperto. Tutti cercano di consolarlo e di convincerlo a salire in macchina ma lui è irremovibile e continua a guardare sconsolato la catena penzolante. La situazione si sblocca quando Sonia, uno degli angeli che segue la corsa su uno dei furgoni e ogni giorno percorre una sessantina di chilometri sulla sua bicicletta, propone al “Capitano” di usare temporaneamente il suo mezzo mentre Claudio (un altro angelo che nonostante una frattura multipla di costole rimediata meno di un mese fa ha deciso comunque di partecipare alla Roma – Parigi come autista-factotum) andrà alla ricerca di un meccanico per riparare il cambio. Finalmente alle 06.45 si parte con una fitta nebbia che conferisce al paesaggio un aspetto decisamente autunnale ma dopo un paio d’ore spunta un sole caldo che accentuerà le fatiche dei 35 valorosi randonneurs. Il “Capitano” appare rinfrancato sulla bici di Sonia anche se, non dandolo a vedere, soffre le pene dell’inferno per gli scarpini troppo stretti (per accelerare i tempi non si sono cambiati i pedali). I due primi ristori, un po’ casualmente un po’ per scelta tecnica, vengono effettuati di fronte ai cimiteri di Nuits Saint Geoges e di Gissey sous Flavigny. In realtà si tratta in entrambi i casi di aree attrezzate ove i ciclisti possono rifornirsi di acqua fresca e mangiare seduti all’ombra il cous cous ed i panini preparati dagli impagabili “angeli custodi”.

Ed è proprio durante il secondo ristoro che arriva Claudio con la bici riparata del “Capitano” che ne riprende possesso con la gioia di un bambino che scarta i doni sotto l’albero di Natale.

Un’ulteriore sosta, necessaria anche per apporre il timbro sulla Carte de Route, viene effettuata a Noyers esattamente al 200esimo chilometro.

Gli arrivi all’hotel di Saint Florentin si concentrano in non più di un’ora tra il primo e l’ultimo. L’hotel stile fine 800 pur se semplice ed essenziale ha un suo fascino particolare. Nell’accogliente cortile interno tra piante variopinte ed ampi ombrelloni i ciclisti sostano a lungo per dissetarsi e recuperare un po’ di energie. La cena si svolge in una sala da pranzo riccamente decorata con stucchi, specchi e mobili antichi. Dopo cena c’è chi si avventura per le tranquille vie del paese per sgranchire i muscoli e concedersi un’ultima bevuta. Al rientro in hotel poggiato su un vaso di fiori già fa bella mostra di se il cartello itinerante: Parigi 170 Km!!!

Ottava tappa:  Saint Florentin - Paris

20 luglio 2013: è il gran giorno!!! Ancora poche ore e pochi (relativamente) chilometri e la tanto agognata meta sarà nostra. Per il gran finale tutti indossano la maglia gialla. In partenza si presenta anche Max Dauchy uno dei ciclisti dell’Audax Club Parisien che ci scorterà fino a Parigi. Al fine di non disperdere il gruppo e arrivare tutti assieme a Parigi oggi le soste saranno particolarmente numerose. In occasione della seconda a Thorigny-sur-Oreuse si aggregano altri tre rappresentanti dell’ACP tra cui Thierry Rivet, il presidente. Ancora più avanti sarà la volta di Pierre Théobald, attuale vicepresidente ed ex presidente del sodalizio parigino che da più di un secolo coordina a livello internazionale il mondo delle randonnèe organizzando, tra l’altro, ogni quattro anni la prestigiosa Paris – Brest - Paris.

Tra una sosta e l’altra in un crescendo di entusiasmo i ciclisti arrivano alla periferia sud-est di Parigi e lì si ricompattano per l’ultima volta per raggiungere tutti assieme, scortati dalle auto d’epoca della Gendarmeria parigina su cui siede anche il dottor Andrea Cavallari, console generale d’Italia a Parigi, il velodromo “La Cipale” ora intitolato alla memoria di Jacques Anquetil.

L’ingresso al velodromo offre a tutti un’ulteriore emozione da brividi. Il primo a solcare la pista in cemento è, e non poteva essere altrimenti, il “Capitano” seguito a ruota dai presidenti dell’ACP, Thierry Rivet, e dell’Associazione Pedalando nella Storia, Andrea Perugini. Sfilano poi i cinque tandem e tutti i ciclisti tra cui Claudio che, non si sa come, è riuscito a rimediare all’ultimo momento un velocipede. Sugli spalti sono presenti l’addetto culturale dell’Ambasciata italiana, l’assessore allo sport del comune di Parigi, il direttore della rivista “La Voce degli italiani in Francia” che ha collaborato fattivamente all’organizzazione della kermesse finale nel velodromo e un gran numero di “Geants du Tour”, i ciclisti che hanno portato a termine almeno un’edizione della Grand Boucle. Tra di essi si riconoscono Francesco Moser, Gianni Motta, Gilberto Simoni, Eros Poli, Andrea Peron, Rodolfo Massi, Vittorio Seghezzi (gregario di Gino Bartali nel Tour del 1948), Ercole Baldini e tanti altri. Molti di loro chiedono in prestito le biciclette ai ciclisti appena arrivati e si cimentano in una serie di giri nel velodromo.

Segue un graditissimo rinfresco ed una cerimonia di premiazione con scambio di targhe, maglie e diplomi tra il console Andrea Cavallari, il direttore della rivista “La Voce”, Patrice Gaspari, organizzatore dell’evento, l’assessore allo sport di Parigi, Jean Vuillermoz, ed i ciclisti.

Stanchi ma felici, dopo un ulteriore giro della pista, i corridori lasciano il velodromo e si dirigono all’hotel situato, per fortuna, nelle immediate vicinanze.

La cena conclusiva si tiene presso il ristorante “Le Vaudeville” in rue Vivienne di fronte alla Borsa di Parigi. In questo locale il 30 novembre del 1904 sedici appassionati di ciclismo fondarono l’Audax Club Parisien redigendo lo statuto e gettando di fatto le basi del movimento cicloturistico mondiale.

Alla cena sono presenti, oltre ai 35 ciclisti ed accompagnatori alcuni dei quali raggiunti dalle rispettive consorti, tre rappresentanti dell’ACP. Il presidente Rivet, il vicepresidente Théobald ed il responsabile delle “Fleches de France” Jean-Pierre Pendu. È presente anche madame Francesca Perugini, direttrice della scuola di cultura italiana Polimnia, che ha collaborato con competenza e disponibilità all’organizzazione della ciclopedalata nel tratto francese e che svolge, per l’occasione, l’importante ruolo di interprete con gli ospiti francesi.

Nel corso della cena il presidente Rivet mostra ai presenti lo statuto manoscritto dell’Audax Club Parisien su carta ormai ingiallita redatto 109 anni fa sugli stessi tavoli su cui stiamo cenando.

L’Associazione Pedalando nella Storia dona alla direzione del ristorante una targa, firmata dal presidente e dai membri dell’ACP presenti, che ricorda come il locale sia stato sede della nascita dell’ACP e sede d’arrivo della ciclopedalata Roma Parigi.

Ai membri dell’ACP viene donata la maglia gialla ufficiale ed il diploma della manifestazione.

L’ACP ricambia con il gagliardetto ed una coppa che ricorda l’impresa da poco compiuta.

La cena si conclude con la premiazione di ogni singolo partecipante, accompagnatori compresi, da parte del responsabile delle Fleches de France, Jean-Pierre Pendu, che consegna ad ognuno la medaglia relativa al brevetto Bellegarde – Paris appena portato a termine.

È finita. Anzi no. La centesima edizione del Tour de France deve ancora arrivare agli Champs Elysées... e noi ci saremo.

Epilogo: Paris

21 luglio 2013: oggi è il gran giorno per i ciclisti professionisti, quelli che si sono dati battaglia per tre settimane sulle strade del Tour del centenario.

Alle 13.00 appuntamento sotto l’hotel in bici per recarsi all’Arc de Triomphe dove è prevista la mini randonnèe di 6,5 km sullo stesso percorso del circuito finale dell’ultima tappa del Tour. Il colpo d’occhio in Avenue Foch ove è posto il raduno dei quasi 5.000 appassionati che si sono iscritti a questa manifestazione è impressionante. Una distesa di maglie gialle, fornite dall’organizzazione del Tour, muove compatta alle 14.45 da place de l’Etoile verso place de la Concorde lungo gli Champs Elysées. Si costeggiano i giardini del Louvre, si affronta il sottopasso di Avenue du Général Lemonnier e percorrendo rue de Rivoli si torna a Place de la Concorde per ripercorrere in salita gli Champs Elysées fino all’Arc de Triomphe ove si conclude la mini randonnée.

I nostri eroi percorrono il circuito, che di lì a poco i professionisti divoreranno più volte girando ad una media di 7’15” a giro, in circa tre quarti d’ora tanta è la folla di bici e tanta è la voglia di godersi fino all’ultimo questo momento di meritata gloria.

Au revoir Paris! Au revoir Tour!