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CICLOPEDALATA SULLE STRADE E SUI TRATTURI LUNGO I QUALI I PASTORI ABRUZZESI TRASPORTAVANO LE MANDRIE E I GREGGI VERSO I PASCOLI DEL TAVOLIERE DI PUGLIA

La storia

Le origini dei tratturi
L'origine della transumanza risale all'età del bronzo, quando in Abruzzo le popolazioni locali, stanziali e dedite all'agricoltura, stabilirono i primi contatti con i pastori e cercatori di metalli provenienti dall'Anatolia. Intorno al 290 a.C., a seguito della conquista romana che diede avvio ad un'organizzazione economica ed amministrativa più evoluta, la transumanza conobbe una notevole espansione e vennero fissate le prime norme per regolare il transito delle greggi dagli altopiani abruzzesi alle pianure pugliesi e viceversa. Tale fenomeno rimase pressoché invariato fino all'avvento delle vie ferrate e dei moderni mezzi di trasporto. I pastori restavano sui monti abruzzesi per circa cinque mesi nella bella stagione, da giugno a ottobre, per poi trasferirsi, lungo un itinerario di circa 250 km che veniva percorso in media in 3 settimane, verso i pascoli delle pianure pugliesi per i restanti sette mesi.

I tracciati
Attualmente dell'antica rete di tratturi rimangono 16.530 ettari, di cui 6.000 occupati da strade, ferrovie o corsi d'acqua e 3.000 non più praticabili a causa delle forti pendenze e del dissesto del terreno. I tratturi più grandi, situati nelle pianure del Tavoliere, avevano una larghezza di 111 metri, quelli più piccoli di 55 metri. I punti di sosta, denominati "riposi", erano posti in zone ampie (fino a 56 ettari) ombreggiate e ricche d'acqua, per garantire il ristoro di greggi e pastori. Nel 1870 la pianta ufficiale dell'Abruzzo contava 24 tratturi principali e numerosi tratturi minori o "tratturelli". Al momento attuale si identificano almeno una decina di grandi tratturi e una sessantina di tratturelli. I maggiori, quelli "propri o fissi" erano i seguenti:

  1. L'Aquila, Alanno, Manoppello, Bucchianico, Montenero di Bisaccia, Larino, Ascoli Satriano (il più antico);
  2. Pescasseroli, Alfedena, Castel di Sangro, Isernia fino ad Ascoli Satriano;
  3. L'Aquila - Foggia (245 km);
  4. Celano - Foggia (210 km): passava per Roccaraso, Rivisondoli (dove ci sono ancora grandi addiacci per la sosta delle pecore), Roccapia, Corfinio, Pratola Peligna e Sulmona;
  5. Lucera - Piano delle cinque miglia - Castel di Sangro (130 km);
  6. Pescasseroli - Candela;
  7. Centurelle - Monte Secco passava per numerosi paesi del Parco della Majella: Bolognano, Guardiagrele, Lettomanoppello, Manoppello, Rapino, San Valentino in Abruzzo citeriore, Serramonacesca e Tocco da Casauria.

Vita pastorale
Le grandi aziende pastorali arrivavano a possedere fino a 10.000 ovini, oltre a numerosi cani, muli, asini e cavalli per il trasporto di cose e persone. A capo dell'azienda c'era il massaro, assistito dal sottomassaro o "caciario", responsabile della mungitura e della lavorazione del formaggio e della ricotta. Vi erano poi i "butteri" che procuravano acqua, legna, paglia, curavano le recinzioni e accudivano gli equini. Infine vi erano i semplici "pastori" provvisti di cappello, gambali di pelle d'agnello, bisaccia, bastone col manico ad uncino e coltellino e affiancati dai "cani-pastore". Prima della partenza agli inizi di ottobre ai pastori veniva concesso un giorno di riposo. Preparavano le bisacce e riscuotevano il salario, in parte anticipato dal padrone durante l'anno. Il giorno seguente veniva smantellato il campo (addiaccio) e si procedeva al rito del "guado", in cui tutti gli uomini disposti a imbuto convogliavano in uno stretto passaggio le pecore in modo da poterle contare e inventariare. La marcia, come detto, durava circa tre settimane e le soste avvenivano nelle varie strutture presenti lungo i tratturi: chiese tratturali, casali, pagliare (edifici derivati dai trulli pugliesi) ma anche semplici grotte e anfratti nelle rocce.

Il ritorno verso i freschi altopiani abruzzesi iniziava subito dopo la fiera di Foggia a maggio. Gli ultimi a portare a termine la transumanza erano i pastori diretti a Campo Imperatore che, secondo tradizione, concludevano il viaggio di ritorno il 24 giugno, giorno di San Giovanni.